Ospito sul blog l'ultimo editoriale che ho pubblicato questa settimana sul Corriere della Valle
«Gelateria
con altare per battere la crisi». La notizia è stata data dalle pagine
regionali de «La Stampa» sabato scorso. La scelta di inserire un altare («scovato
nella cappella di una villa sulla collina torinese») nell’arredo di una
gelateria, anche se ospitata in una palazzina di pregio, lascia un po’ perplessi.
Lo stesso autore dell’articolo, pur incensando il coraggioso imprenditore, un po’ freudianamente si lascia sfuggire la
parola «kitsch» prontamente supportata dai termini «voluto e raffinato».
Tuttavia non è questo il motivo principale per cui scrivo. Il fastidio,
l’irritazione non sono mai buoni motivi per dare sfogo ai propri pensieri. Del
resto l’obiettivo di simili «trovate» è anche un po’ il suscitare lo scandalo
affinché la gente ne parli e ulteriormente scriverne o peggio stigmatizzare
l’evento è rendersi facilitatori degli addetti al marketing.
O almeno così
credevo.
In realtà sono stato costretto a scriverne per un evento che mi ha
colto impreparato. Diverse persone si sono rivolte a me (e non solo a me)
esprimendo il loro dolore e la loro sofferenza per una scelta che avvertono
come uno sfregio alla loro fede. Non c’era ira nelle loro parole. Apparivano
come feriti nel profondo. Più d’uno mi ha detto di non riuscire neppure a guardare
dentro al locale. Anche in campo laico c’è chi mi ha rivelato una certa
inquietudine nell'acquistare un gelato sotto lo sguardo di un luogo deputato ad
ospitare l’eucaristia.
La verità è che l’idea imprenditoriale è un boomerang e
che terrà sicuramente lontane molte persone dal locale. La curiosità avrà il
fiato corto e presto lascerà spazio ad una sensazione di disagio. E allora? Mi
verrebbe da suggerire ai proprietari se non è possibile fare qualche passo
indietro.
L’imprenditore che ha dato vita a questa attività ha davvero i numeri
per dare gambe ad una impresa con la qualità e la costanza del lavoro e senza
trucchi suggeriti dai «guru del design».
Sarebbe un gesto apprezzato di cui
daremmo ampia e diffusa notizia.
1 commenti:
Grazie direttore anche per me c'è disagio e tristezza nel vedere ridicolizzato così un arredo sacro. Vorrei un pronunciamento della chiesa, non è possibile che si lasci passare una cosa del genere. Grazie e cordiali saluti. Paola Burgay Aosta.
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