Intervista a Luigino Vallet, presidente della Fondazione Comunitaria e Anna Maria Merlo, docente di Economia solidale e gestione delle aziende non profit presso l’Università della Valle d’Aosta.
Vallet prima di tutto ricordiamo il compito della Fondazione Comunitaria…
Pur interessandoci in questo momento ad aiuti concreti legati alla crisi come il «Pronto soccorso» gestito con la Caritas, la Fondazione cerca di sostenere con dei progetti esemplari un modo nuovo di affrontare la crisi delle risorse.
Professoressa Merlo cosa si intende per economia solidale e come questa si relaziona con il no profit?
Per economia solidale intendiamo un modo differente di fare economia, di fare impresa, di svolgere delle attività produttive, di produrre dei beni o dei servizi, di generare ricchezza e di utilizzarla, investirla o spenderla. Un modo differente rispetto ai modelli applicati nel ‘900. Sono stati dei modelli economici «classici» caratterizzati da una spiccata propensione per un'alta produttività, per competitività, per un'attitudine alla generazione di ricchezza, di profitto, la realizzazione anche di lucro e negli ultimi decenni del secolo scorso anche caratterizzati da una propensione speculativa, il cosiddetto capitalismo finanziario che è una delle ragioni maggiori della crisi nella quale ci troviamo. Economia solidale dunque come dice la parola stessa caratterizzata da comportamenti cooperativi, solidali dove per solidali possiamo pensare alla definizione di "responsabili in solido" come si usa dire nel diritto, ciò significa che siamo tutti responsabili: i singoli individui, la collettività, le imprese e le istituzioni. Questo si intende per economia solidale. Siamo tutti responsabili del benessere, della risposta ai bisogni delle persone, della comunità, e pure dell'ambiente.
Entrambi avete partecipato al convegno «Leggere il non profit attraverso i dati del censimento». Professoressa Merlo che cosa emerge da questa analisi?
Il trend di fondo è di un ruolo sempre più cruciale del non profit, del terzo settore. E il non profit è un attore molto rilevante nell'economia solidale in quanto è caratterizzato per sua natura da atteggiamenti, valori, modi di funzionare cooperativi e responsabili. Emerge questa combinazione tra terzo settore, non profit ed economia solidale.
Vallet, l’evento è stato patrocinato dalla Camera di Commercio perché una realtà che normalmente offre servizi alle imprese profit è interessata al terzo settore?
Noi abbiamo coinvolto la Camera di Commercio per due motivi. Il primo è che la Camera è un soggetto che h nell'ambito delle sue attività l'obiettivo di promuovere impresa. E ovviamente il mondo del terzo settore è un mondo di un'impresa particolare, quella sociale, che produce servizi sul piano del fondamento del conto economico, ma pure valore aggiunto in termini di relazionalità. Tra l'altro questo ha fatto sì, ad esempio, che nella Camera di Commercio di Torino creassero due ambiti: un osservatorio di economia civile e un laboratorio continuativo della sussidiarietà. Quest'ultimo è l'altro motivo per cui riteniamo opportuno coinvolgere la Chambre con la voglia di farsi coinvolgere non soltanto per il profit ma pure per il non profit.
Professoressa Merlo possiamo collegare i concetti di economia solidale e di welfare?
Assolutamente sì. Se pensiamo che welfare significa benessere, cioè che le persone abbiano le risposte ai loro almeno più importanti bisogni. Se dunque ricordiamo che l'economia solidale è un'economia che si ripropone di essere responsabile dei bisogni delle persone e dei loro gruppi sociale ecco che il collegamento tra le due componenti appare evidente e naturale. Molto più naturale rispetto a quello che poteva succedere nei modelli di economia classica del passato. Pensiamo agli Stati Uniti. Alla fatica che si sta facendo in quel paese per poter introdurre il diritto all'assistenza socio-sanitaria per tutti, prescindendo dalla ricchezza delle persone. Questo è un buon esempio che ci fa capire come nei sistemi economici molto liberisti, come quello statunitense, il welfare è vissuto quasi come un intruso, una specie di riserva indiana, mentre invece in un modello di economia solidale il welfare è una componente naturale e fondamentale. In quanto in un'economia dove le persone non stanno bene non possono funzionare neppure le altre attività.
Vallet può illustrarci come si è svolto l’evento?
L'evento si è articolato in due parti. Dopo i saluti istituzionali c'è stata una presentazione da parte del professor Nereo Zamara, dirigente dell'Istat, dei dati quantitativi del censimento. Dopo questo esame fatto attraverso un confronto con altre realtà alpine come Trento e Bolzano e del Nord Ovest. Successivamente siccome l'obiettivo della Fondazione comunitaria voleva essere anche proporre un momento di riflessione, collegato alla precedente conferenza del professor Borzaga Miglietta Scavini sul ruolo dell'economia sociale abbiamo voluto sollecitare questo mondo attraverso una tavola rotonda, preceduta da un intervento di Dario Ceccarelli, responsabile dell'Osservatorio economico-sociale regionale, per definire la cornice di riferimento di questo mondo, con interventi di rappresentanti del mondo della cooperazione sociale, delle organizzazioni di volontariato e dell'associazionismo di promozione sociale e del mondo delle Fondazioni che è un po' la scoperta di questi ultimi anni,il soggetto emergente, soprattutto nell'ambito dell'istruzione.
In questo quadro le istituzioni giocano un ruolo importante...
Sicuramente. Ad esempio l'Assessore alla Sanità Antonio Fosson dovrebbe entrare in un ruolo di governo non tanto sul fronte della gestione ma della valorizzazione degli attori presenti sul territorio. La Chambre invece è stata incaricata di realizzare concretamente il censimento del non profit di qui il suo ruolo tutt'altro che secondario.
Vallet Una novità da annunciare come Fondazione comunitaria?
Posso annunciare un progetto sperimentale legato all'istituto dell'affidamento mirato a cambiare la strategia in questo momento di crisi. Partire anziché dal soggetto individuale da famiglia a famiglia. Cercare di recuperare il più possibile il ruolo della famiglia dove il bambino ha difficoltà cresce.
Professoressa Merlo abbiamo un sogno legato al futuro del terzo settore ma pure dell'economia? E non aggiungo la parola solidale in quanto a mio avviso l'economia solidale non è un'economia nuova ma il proporre la realtà economica nella sua giusta realtà...
Il mio è un sogno culturale cioè che tutte le persone, in particolare i giovani e gli studenti con i quali lavoro e che cerco di far riflettere moltissimo su questo, le istituzioni e pure le imprese, insomma gli attori di tutti i settori, capiscano che comportarsi in una maniera differente in campo economico e quindi in modo responsabile e solidale e non più con un approccio speculativo, attento unicamente al profitto e alla ricchezza, non è soltanto un comportamento o un'attitudine che contiene dei valori, quindi buona o giusta, ma è prima di tutto un comportamento razionale e una risposta intelligente rispetto alle difficoltà e alle necessità delle persone e del mondo, sarebbe una reazione razionale rispetto ai fallimenti ormai evidenti dell'economia classica. Il mio sogno è che essere speculatori egoisti, opportunisti, irresponsabili non sia assolutamente più di moda, non sia ritenuto intelligente, ma un comportamento anacronistico e sbagliato. Aggiungerei antieconomico da tutti i punti di vista.
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