Il mercato del latte sta
attraversando un periodo difficilissimo, con prezzi alla stalla
intorno ai 35 centesimi al litro, cifre che mettono in ginocchio il
settore con ingenti quantitativi di latte e di cagliare che arrivano
dall’estero e che, a causa della mancata tracciabilità del latte a
lunga conservazione , vengono spesso spacciati per prodotto
nazionale.
«Nella nostra Regione, al
momento, non abbiamo preoccupazioni di quantitativi significativi di
latte importati - ricorda il presidente della Coldiretti Giuseppe Balicco - la
stragrande maggioranza del latte è destinato alla produzione di
Fontina Dop che, come noto, si può realizzare solo con latte da
razze valdostane e solo sul territorio della Regione Valle d’
Aosta; è chiaro, però, che i mercati sono collegati e ulteriori
diminuzioni potrebbero presto preoccupare anche i nostri allevatori
. Altra cosa il
latte alimentare UHT e molti formaggi che arrivano tutti i giorni
sulle tavole dei nostri consumatori i quali, quasi sempre inconsapevolmente, consumano materia prima
proveniente dall’ estero».
Altre DOP, come come il Parmigiano
Reggiano e il Grana Padano, ad esempio, scontano l’inganno ai
consumatori attraverso il "simil
grana" prodotto nei
paesi dell’ Est Europa e che sfrutta il richiamo all’ italianità
attraverso la parola " grana".
I dati sono impressionanti: a fronte
di 1,4 milioni di tonnellate di latte UHT solo cinquecentomila
tonnellate provengono da stalle italiane, mentre mezzo milione di
tonnellate di latte viene importato già pronto e confezionato.
Di cagliate e caseinati ne arrivano
circa 1 milione di quintali all’anno che finiscono, per quasi un
terzo in Campania e diventano mozzarelle senza latte.
Gli allevatori chiedono, tra
l’altro:
- Che venga introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte UHT;
- Che - sembrerà paradossale - la definizione "formaggio " venga riservata esclusivamente a ciò che deriva dal latte fresco e non da diversi prodotti;
- Di rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti derivati dal latte, dati che oggi sono secretati e sono disponibili solo aggregati;
Il rischio reale è che si arrivi
all’appuntamento dell’Expo dove è centrale il tema del cibo e
verranno esposti i prodotti dell’eccellenza nazionale mentre le
stalle chiudono a causa del crollo dei prezzi. «Quando
una stalla chiude - conclude amaramente Balicco - è
definitivo, non riaprirà mai più, ma forse è proprio quello che
vogliono certe multinazionali dell’agroalimentare».
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