La famiglia Roullet |
Ci
incontriamo per un lieto evento. Il Bellevue ha
festeggiato novant'anni di vita. Come avete celebrato la ricorrenza?
L'abbiamo
celebrato in famiglia come si fa di solito nelle ricorrenze
importanti. La famiglia di un albergo è data dai suoi ospiti, da
qualche amico, da qualche giornalista, da qualche persona
affezionata, ma soprattutto da tutto lo staff dell'albergo, tutti
coloro che da tempo si occupano di questa antica casa.
Avete
realizzato anche un libro...
Con
l'occasione abbiamo pubblicato il nostro terzo libro, pubblicato
dalla Tipografia Valdostana. E' un libro un po' strano in quanto
riguarda gli arredi e le raccolte di questa casa. I vecchi di solito
hanno raccolto da qualche parte ed esposto la storia di una vita e
quindi è la storia di 90 anni di una casa in montagna, in Valle
d'Aosta...
Un
po' un museo, anche se vivo...
Ci
sono delle cose che ci piacciono e che provengono dalla nostra
cultura. Io personalmente provengo da una famiglia di agricoltori, di
allevatori, di produttori di fontina e, quindi, è chiaro che per
quanto mi riguarda mi piacciono le cose che sono legate a quel mondo.
Ci
racconti la storia del Bellevue...
E'
una storia che parte dal lontano '25. Era appena finita la prima
Guerra mondiale, era appena passata la terribile epidemia di Spagnola
e c'erano chiari di luna non molto limpidi nel mondo politico e,
soprattutto nell'economia. Era appena salito al potere Mussolini e
nel giro di pochi anni sarebbe avvenuto il dramma del '29 negli Stati
Uniti con ripercussioni in Italia. Il Bellevue è nato per iniziativa
di due signori che a Gressan erano proprietari e gestori della
privativa Tabacchi, quei negozi dove vendevano sali, tabacchi e tutto
quanto era necessario alla sopravvivenza. Questi signori si sono
decisi con altri colleghi a costruire un albergo a Cogne. Due si sono
poi ritirati per varie ragioni, ma credo soprattutto spaventati
dall'investimento economico, mentre il terzo si è buttato
nell'impresa cercando di fare in quel momento un albergo di qualità
e allora è andato Nizza ha cercato un aiuto cuoco e un cameriere e
li ha assunti come chef di cucina e direttore d'albergo e si è
lanciato in questa avventura che continua tuttora. Ovviamente ci sono
state vicende familiari, è passata la guerra. Ma perchè a Cogne e
perchè allora? Ma è semplice. A quel tempo a Cogne c'era la grande
espansione della miniera e quindi gli alberghi lavoravano nei mesi
estivi per i turisti e il resto dell'anno operavano quasi come
foresteria della miniera e quindi c'era possibilità di lavorare, di
sopravvivere, di ripagarsi gli investimenti fatti senza bisogno di
vendere la propria terra e questa è l'economia di Cogne.
Quali
sono gli ingredienti fondamentali della buona accoglienza turistica
oggi?
Io
non lo so quali sono. Fondamentale di sicuro è la grande attenzione
al cliente. Il nostro albergo si distingue per non voler essere di
lusso ma alla continua ricerca - spasmodica oserei dire - della
qualità. E quindi attenzione, capacità di rinnovarsi, capacità di
cambiare, di ascoltare i tempi che cambiano e perché no anche
capacità di sentire la moda senza uniformarsi alla grande strada. A
Cogne e in montagna non possiamo di certo competere con gli alberghi
delle grandi stazioni alpine, quelli che i ci sono a Cauchevel,
Saint-Moritz o Cortina. Noi dobbiamo avere la nostra personalità.
Più modesta, più legata alla natura, più legata all'ambiente, più
legata all'aria buona, al Parco Nazionale del Gran Paradiso e più
legati anche al montanaro.
Voi
fate parte di una rete di alberghi di alta qualità come quella dei
Relais Château, quanto è importante il fare rete a livello
internazionale, ma pure a livello locale, penso alla realtà di
Cogne...
La
rete diventa fondamentale per alcuni motivi. Prima di tutto perché
noi sappiamo che nel mondo del turismo a fronte di una crescita della
domanda c'è una crescita ancora più ampia dell'offerta e quindi
quando l'offerta supera la domanda tutto si fa più difficile e
dobbiamo stare molto attenti. Tutto il mondo investe nel settore
alberghiero. Il problema della qualità è legato alla conoscenza.
Non serve o non basta essere bravi a cucinare, a vendere, a
costruire, a produrre bisogna farlo sapere al mondo e il modo più
semplice ed efficace è quello di entrare in una rete, farsi
conoscere da un gruppo di persone, di alberghi, di operatori, che
abbiano le stesse caratteristiche, la stessa sensibilità, gli stessi
obiettivi, ma non soltanto deve essere un gruppo di operatori che
siano amici, che si incontrino, che mettano insieme le loro esigenze,
i loro problemi, che condividano le loro difficoltà e si aiutino
anche nelle cose più semplici, più banali dalla formazioni dei
collaboratori allo scambio. L'inseguimento continuo degli obiettivi e
delle tendenze del turismo è aiutato dal far parte di una rete.
La
nuova Funivia del Bianco quanto può essere un elemento catalizzatore
di Turismo a livello mondiale?
Credo
che sarà un formidabile elemento di conoscenza della Valle d'Aosta.
Io vi parlo in questo momento proprio dalle Funivia dove abbiamo
preparato l'accoglienza per la visita del Presidente e Renzi e posso
dire che queste funivie sono così grandiose, emozionanti, così al
di fuori da quanto uno si aspetta da un impianto funiviario e non son
solo per l'ambiente, per la montagna più alta d'Europa, per la neve,
per il dente del Gigante che sembra quasi di toccare con la mano, ma
per questa genialità architettonica, per questa modernità di
espressione, per questa grandiosità di elementi. Questa è veramente
la cattedrale moderna, la cattedrale del terzo millennio. E senza
ombra di dubbio questo è il più bell'impianto funiviario del mondo
e penso che lo sarà per i prossimi anni anche perché al momento non
mi risulta che ci sia nulla in costruzione nel mondo di lontanamente
simile a questo. E quindi non soltanto tutta la Valle d'Aosta ne
avrà dei benefici, Cogne compresa, ma di sicuro tutte le Alpi, o per
lo meno quelle occidentali.
Renzi
è stato in Valle il 23 giugno per inaugurare proprio la funivia che
cosa vorrebbe chiedergli per il turismo in Italia?
Vorrei
prima di tutto spiegare al Presidente come anche in questa Italia
litigiosa, cattiva ed egoista, anche in questa Europa che non riesce
ad andare d'accordo si possono fare delle costruzioni immense,
grandiose, consegnandole prima dei tempi previsti, realizzandole
senza nessuno scandalo e nessuna ruberia. E poi vorrei che fosse data
la possibilità agli operatori del turismo di lavorare seriamente, di
occuparci delle nostre aziende, invece noi dobbiamo occuparci
essenzialmente di una burocrazia insostenibile, soffocante e che sta
obbligando buona parte delle nostre aziende a chiudere in quanto non
si può vivere rincorrendo delle norme di burocrazia assurde,
complesse, costosissime e in continua mutazione.
Altre
novità in vista per il Bellevue?
Il
Bellevue ha naturalmente sempre dei nuovi progetti in corso. In
questo momento ci stiamo impegnando nel settore del risparmio
energetico e al miglioramento del clima. Stiamo studiando un impianto
di teleriscaldamento per ridurre da cinque ad una le caldaie, per
evitare l'utilizzo di combustibili fossili, per passare al pellet. E
stiamo poi cercando anche di migliorare l'offerta attraverso la
creazione di suite di ultima generazione che ci auguriamo abbiano un
buon impatto con i clienti. Se da una parte dobbiamo trasmettere la
nostra storia, la nostra tradizione, dall'altra parte dobbiamo sempre
essere innovativi. La tradizione, l'innovazione non possono che
essere obiettivi ugualmente importanti per la nostra casa.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
Da
un lato costruire delle aziende sempre più solide, sempre meno
legate alla persona e alla famiglia, dall'altro che la famiglia possa
comunque continuare questa attività. Noi siamo alla quarta
generazione. Si stanno affacciando i miei nipoti che sono la quinta,
mi auguro che l'azienda possa proseguire in mano loro, ma questo non
dipende da noi.
0 commenti:
Posta un commento