Il 2 aprile si è tenuto a Emarèse il convegno «La montagne à venir. Idee per lo sviluppo locale della montagna», promosso e organizzato dal Centre d’études Abbé Trèves con la collaborazione della Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta e dell’Associazione Dislivelli. Al convegno hanno partecipato rappresentanti delle principali istituzioni valdostane e numerosi imprenditori della Valle. Esso ha offerto un vivo quadro della situazione e delle dinamiche in atto e ha fornito molte valide indicazioni sul cammino da percorrere per una rinascita della montagna rurale valdostana. Una sintesi dei lavori è stata fatta circolare in bozza tra i partecipanti, raccogliendo osservazioni e integrazioni che hanno portato alla stesura del testo qui riportato (che ci è stato gentilmente concesso da Luigino Vallet) e che è già stato pubblicato integralmente sul Corriere della Valle. Anche il Blog ImpresaVda sostiene l'iniziativa.
La montagne à venir. Idee per lo sviluppo locale della montagna
IL DECLINO DELLA MONTAGNA PUO’ ESSERE ARRESTATO.
E’ NELL’INTERESSE DI TUTTI.
La fase di grandi cambiamenti che stiamo vivendo offre nuove opportunità per la rinascita della montagna, in particolare della montagna rurale lontana dalle grandi stazioni sciistiche e dalle industrie di fondovalle.
E’una sfida che non risponde solo a interessi locali, ma all’ interesse generale del paese e agli obiettivi della Strategia macroregionale alpina (Eusalp) dell’Unione europea . Nella crisi economica, sociale e culturale che stiamo attraversando la montagna può intraprendere un cammino di sviluppo fondato sulla qualità, sulla sostenibilità e sulla valorizzazione di risorse che sono sempre più scarse. Abbondanza di acqua e di fonti energetiche rinnovabili, biodiversità, integrità ambientale e paesaggistica, unicità culturali e produttive, qualità insediativa, grandi spazi per la ricreazione e lo sport sono i valori e i vantaggi competitivi di una montagna che guarda al futuro. Di questi valori devono essere consapevoli gli abitanti, le imprese, le associazioni e le istituzioni locali se vogliono arrestare il declino e avviare una ripresa che richiede nuovi slanci, iniziative, idee e progetti.
LO SVILUPPO LOCALE RICHIEDE AUTONOMIA, COOPERAZIONE E PARTECIPAZIONE.
Le molte iniziative imprenditoriali di successo nate negli ultimi tempi in Valle d’Aosta dimostrano che la nostra montagna non ha bisogno di essere sempre assistita. La valorizzazione delle nostre risorse territoriali può e deve essere decisa e gestita da iniziative locali capaci di fare squadra e di mediare nell’interesse comune i contributi di risorse umane, cognitive e finanziarie provenienti dall’esterno. Le piccole e medie imprese devono mettersi in rete tra loro. Le comunità locali, vincendo tentazioni campanilistiche ormai fuori tempo, sono chiamate a confrontare i propri bisogni, saperi e potenzialità territoriali con le comunità vicine per progettare insieme il modo migliore di valorizzarle nell’interesse locale e generale.Solo progetti che nascono da visioni di sviluppo e da priorità condivise possono fare un buon utilizzo delle risorse pubbliche ordinarie e straordinarie, in particolare quelle dei Fondi strutturali europei
UNA MONTAGNA VIVIBILE E ABITATA, CONDIZIONI ESSENZIALI PER LO SVILUPPO
La valorizzazione e lo sviluppo delle risorse locali richiede condizioni di vita attrattive per chi sceglie di abitarci, lavorare, fare impresa, ritemprarsi, divertirsi. In particolare occorrono investimenti in comunicazione, servizi “smart”, mobilità, infrastrutture fisiche e digitali.Sono investimenti pubblici dovuti, perché garantiscono diritti di cittadinanza piena ai residenti, perché permettono di creare reddito in territori che altrimenti gravano negativamente sul bilanci pubblici e anche perché una montagna abitata e curata previene i dissesti idrogeologici, con notevole risparmio di vite umane e di danni derivanti da frane e alluvioni disastrose. Spetta poi alle popolazioni locali provvedere ad altri fattori decisivi per la qualità della vita, come l’accoglienza, la socialità, la tutela della qualità ambientale e paesaggistica.Nella montagna che ha patito lo spopolamento solo una crescita dei residenti e dei visitatori potrà garantire la “domanda” necessaria per il mantenimento di servizi essenziali come scuole, presidi medico-ospedalieri, farmacie, uffici postali, punti di vendita e luoghi di incontro
NON C’E’ FUTURO SENZA UN USO SOSTENIBILE DELLA TERRA
I vantaggi competitivi della montagna derivano tutti in modo diretto o indiretto dal sapiente e secolare uso agricolo, pastorale e forestale del territorio, che perciò va continuato e va ripreso là dove può essere praticato con successo. Le condizioni climatiche e morfologico- altitudinali, che hanno dato origine in passato a pratiche adattive e resilienti come l’alpeggio, i terrazzamenti, i “rus” e altre ancora, alimentano tuttora filiere agro-alimentari con prodotti di qualità superiore e con un mercato in espansione, anche grazie allo sviluppo del turismo eno-gastronomico nelle sue varie forme, tra cui l’agriturismo.Gli usi del suolo agro-silvo-pastorali non rispondono solo a esigenze produttive. La loro presenza attiva è essenziale per la regolazione delle acque, la conservazione dei suoli, del paesaggio, della biodiversità, e della stessa cultura locale, che, privata del suo rapporto con la terra, si riduce a semplice memoria. In questa prospettiva va considerata una sfida già raccolta con successo in altre valli, soprattutto da giovani imprenditori: il ricupero di vecchie colture, sostenuto da opportune innovazioni, da attivazione di filiere e da un marketing che faccia leva anche sull’immagine e sulla storia dei luoghi di produzione. La produttività della montagna richiede un sostegno da parte delle istituzioni pubbliche, soprattutto sotto forma di servizi come la ricerca applicata alle esigenze locali, l’assistenza tecnologica, la formazione professionale specifica, lo start up di nuove imprese.
Servono inoltre interventi pubblici regolativi, che agiscano sulla fiscalità, sull’accorpamento fondiario, su disciplinari e certificazioni rigorose dei prodotti, sulla loro promozione commerciale, sul governo delle risorse idriche ed energetiche, sulla semplificazione delle pratiche burocratiche, sull’impiego appropriato dei Fondi strutturali europei. Sono azioni di sostegno che, a fronte di un impegno finanziario limitato, sono ampiamente giustificate dalla messa in produzione di risorse altrimenti poco o male utilizzate, dall’occupazione che creano, dal fatto che l’agricoltura montana è più sostenibile dell’agricoltura intensiva di pianura e dal contributo che essa può dare, assieme alla cura dei boschi, agli obiettivi dell’accordo COP 21 di Parigi sul cambiamento climatico.
L’ECONOMIA MONTANA E’ MULTIFUNZIONALE E INTEGRATA
Lo sviluppo dei territori montani richiede una visione integrata, che deriva dalla loro peculiare multifunzionalità. Energia, filiera del legno, delle produzioni agricole e casearie, artigianato, servizi, turismo, commercio, cultura, ambiente, paesaggio sono strettamente legati tra loro, sovente anche all’interno della singola azienda. Fanno sinergia, si sostengono a vicenda e quindi non si può intervenire su un singolo settore senza considerare i legami che ha con tutti gli altri. Ne sono esempi le realizzazioni multifunzionali nei settori acqua, energia e foreste; le aziende agricole che offrono servizi turistici, educativi e sociali; il commercio e la ristorazione che si avvalgono dei prodotti tipici locali; il ruolo dell’agricoltura sostenibile nella conservazione dell’ambiente e del paesaggio, che sono a loro volta importanti fattori di attrazione turistica e così via.
In particolare è integrato, sostenibile e diffuso un turismo “dolce” e consapevole, in cui il visitatore è ospite ma non padrone, mentre il montanaro è padrone di casa, ma è anche l’ospite che facilita l’accesso del turista a tutta la gamma di valori e di opportunità offerti da un territorio multifunzionale. Ne consegue che le politiche per la montagna non possono essere affidate a programmi settoriali scollegati tra loro, ma richiedono una visione d’insieme, un’agenda che tenga conto delle loro interazioni, favorendo le sinergie ed evitando le possibili diseconomie.
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