Di cosa vi occupate esattamente?
E’
più
facile dire quello che non siamo. Non siamo un tour operator. Non
siamo un’agenzia di viaggi. Siamo un gruppo di professionisti che
lavorano al fianco delle imprese turistiche, alberghiere in
particolare, per offrire un servizio di assistenza finalizzato a
migliorare i risultati della loro azienda. Non abbiamo mai contatto
diretto col turista finale. Siamo nel backoffice con l’albergatore
e le imprese turistiche.
Una
parte del vostro lavoro consiste nello studiare il turismo: uno dei
vostri ultimi lavori riguarda il revenue responsabile. Che cosa è e
che cosa avete scoperto?
La
parola revenue fa riferimento alla gestione dinamica delle tariffe in
relazione alla domanda. Nulla di nuovo ma un sistema derivato da
quello che per esempio accade negli aerei e cioè c’è una tariffa
che non è più fissa, non è più legata alle stagioni, ma si muove
rispetto a quella che è la domanda in tempo reale per questo motivo
possono esserci alberghi che al mattino espongono una tariffa e alla
sera ne hanno un’altra perché nel frattempo si sono riempiti.
Responsabile è un aggettivo che abbiamo aggiunto noi perché è un
argomento molto delicato in quanto necessita di una scientificità
nella sua applicazione altrimenti rischia di fare grossi danni al
territorio.
Voi
fate anche consulenza per le strutture alberghiere. Dopo l’intervista
raggiungerai proprio un cliente: che tipo di servi offrite?
I
servizi spaziano molto. In realtà consistono in tutto ciò che
riguardano la parte di analisi, promozione e commercializzazione
dell’impresa. Il nostro servizio comincia da un sopralluogo
all’interno dell’azienda. Ci rendiamo conto di cosa va e di cosa
non va. Di cosa tiene il freno a mano tirato e non consente di
produrre i risultati che ci si aspetterebbe e a partire da questo
definiamo una serie di azioni da porre in essere e le condividiamo
con l’albergatore o l’imprenditore del caso. La differenza, la
peculiarità che ci contraddistingue è che oltre a dirlo siamo in
grado di realizzare tutti i servizi. E quindi diventiamo alla fine un
braccio destro, un ufficio vero e proprio esterno dell’albergo o
dell’impresa dando un servizio che ha un taglio molto operativo e
finalizzato ad avere dei risultati sui quali percepiamo il nostro
guadagno.
Voi
siete degli studiosi del turismo. Di conseguenza il vostro è un
osservatorio perfetto per questi temi: sta cambiando il modo
di fare turismo in Valle d’Aosta?
Si.
Noi facciamo questa attività da dieci anni e abbiamo visto tanti
cambiamenti. E forse cambia in modo più rapidamente di quanto le
imprese riescano ad adattarsi. E questo è il punto in cui si
inserisce la consulenza di TurismOk, cioè dare la possibilità
all’azienda di aggiornarsi e di tenere il ritmo di questi
cambiamenti per rimanere competitivi. In effetti i dati sono alla
base di tutto ciò che andiamo a fare e per questo abbiamo costituito
al nostro interno un Centro studi che si occupa ogni giorno di
analizzare e monitorare la situazione e che è coordinato dal mio
collega Jean Paul Tournoud, molte ricerche sono pubbliche, altre ci
servono come base per le nostre strategie. Tra poco ci sarà il
nostro punto sulla stagione invernale.
C’è
un trend particolare che dal nazionale ormai è arrivato anche in
Valle d’Aosta?
I
trend sono consolidati, forse più che nelle abitudini di vacanze che
ormai sono note e cioè caratterizzate da instabilità dei flussi -
ormai divenuta la variabile più difficile da gestire con momenti in
cui la domanda è altissima e altri in cui è pressoché inesistente
– per quanto riguarda l’offerta. E’ cambiato molto lo scenario
delle imprese. Molta microricettività, molta difficoltà in alcuni
territori per le imprese più grandi con pro e contro. Bed&breakfast,
affittacamere è una tipologia che si è diffusa un po’ in tutta
Italia condotta spesso a livello di gestione familiare con
l’obiettivo di una redditività complementare. Di per sé sono
un’ottima opportunità anche s eil proliferare di queste strutture
mette sul mercato un numero importante di strutture ma se negli
ultimi anni chiudono le imprese alberghiere più grandi è chiaro che
il saldo sui posti letto diventa negativo. E ci troviamo più
strutture e meno posti letto.
Qualche
consiglio per chi vuole dedicarsi all’attività turistica in Valle
d’Aosta?
Ne
ho uno in particolare che spesso ci capita di dover dare. Chi si
avvicina a queste attività imprenditoriali, in particolare
all’albergo, lo fa spesso – se mi permettete – con un approccio
un po’ superficiale. C’è un investimento molto, molto forte dal
punto di vista strutturale. Abbiamo creato una bellissima struttura
ricettiva salvo poi dimenticarsi completamente di investire qualcosa
in commercializzazione e comunicazione. Si pensa che una volta che la
mia casa è perfetta arriveranno tutti i clienti. Ma non è così. Un
lancio commerciale è inevitabile.
Si
stanno affacciando molti giovani nel settore?
Questo
faccio più difficoltà a dirlo. Noi siamo partiti dieci anni fa’
anche con poche certezze. Eravamo molto giovani. Ci abbiamo provato e
la scommessa per ora è andata bene. I giovani si avvicinano ma la
difficoltà più grande non è tanto il partire ma il poter crescere,
soprattutto in un realtà come quella valdostana. Anche per noi non è
così immediato.
Come
Turismok avete progetti particolari per il 2017 e per il 2018?
Un
obiettivo di quest’anno è quello della crescita, anche grazie
all’ingresso di un nuovo socio, Aimé Pernettaz che si è aggiunto
alla nostra squadra a gennaio. Vogliamo ampliarci investendo sulle
risorse umane e sui ragazzi. Abbiamo anche scommesso su un team di
giovani con Fausto Pellincioli, un nostro collaboratore preziosissimo
che ci ha raggiunto l’anno scorso con un’esperienza di tirocinio.
Noi vorremmo confermarci in altre realtà territoriali del Nord
Italia come il Piemonte, in particolare la zona Laghi, il Monferrato
dove stiamo già lavorando bene da alcuni anni, però per crescere
occorre avere una squadra unita e compatta in grado di lavorare per
un solo obiettivo.
Il
vostro cliente più lontano dalla Valle d’Aosta?
Geograficamente
sta a Bologna all’aeroporto Marconi. E’ un grande albergo di
oltre 100 camere, una realtà completamente diversa da quelle che
viviamo a livello locale. Come mentalità invece è molto più vicino
di quanto possiamo pensare. Abbiamo visto spesso lamentele sul nostro
modo di essere, ma in realtà anche altri territori dove abbiamo
operato abbiamo riscontrato delle barriere culturali e
imprenditoriali che faticano ad essere abbattute. Ad esempio il tema
delle tariffe dinamiche, anche se fondamentale e importante per la
sopravvivenza delle imprese, fatica ancora incredibilmente ad essere
accettato
Un
sogno imprenditoriale da
realizzare?
Mi
ripeto. Il nostro sogno è quello di consolidarci e crescere e avere
l’opportunità che la nostra start up iniziale diventi una azienda
ancora più grande di quella che è già diventata in questi anni.
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