Quest’anno festeggiate
35 anni di vita. Siete una realtà storica nel terzo settore. Come è iniziato
tutto?
Quest’anno
sono 35 anni. E sono davvero volati. Tutto è iniziato negli anni 80 quando in
italia si cominciava a parlare di cooperazione sociale. Proprio quell’anno, il 1981,
fu proclamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come lì anno della
persona disabile. E fu così che per dare una risposta concreta ad un bisogno
del territorio alcune famiglie e volontari decisero di costituire una
cooperativa affinché tutto ciò che si disse nel 1981 non rimanesse solo un pour
parler. E questo si concretizzò nel
giugno del 1982 con la nascita della Nella.
Come mai vi siete chiamati Cooperativa Nella?
Il nome NELLA è stato dato dai fondatori in onore di una volontaria di Saint-Vincent, mancata in un incidente d'auto. Lei si interessava del sociale e se fosse stata in vita sarebbe stata una fondatrice della cooperativa. Il suo nome era NELLA.
Come mai vi siete chiamati Cooperativa Nella?
Il nome NELLA è stato dato dai fondatori in onore di una volontaria di Saint-Vincent, mancata in un incidente d'auto. Lei si interessava del sociale e se fosse stata in vita sarebbe stata una fondatrice della cooperativa. Il suo nome era NELLA.
Quali sono i numeri
oggi della Cooperativa Nella?
9 ragazzi disabili iniziarono un corso di formazione
professionale di pittura su seta. Con loro iniziai anch’io in qualità di
volontaria per poi continuare come socio lavoratore insieme ad altre
colleghe. Oggi i soci della
cooperativa sono 20. Prima erano molto di più in quanto si tendeva a fare più
volontariato poi passando da cooperativa mista a cooperativa di lavoro c’è
stata una diminuzione inevitabile. Le persone a libro paga sono 30, mentre gli
utenti che usufruiscono del centro diurno, progettato nel 1986, sono 18.
Spieghiamo meglio in
quali attività siete coinvolti…
Le
nostre attività sono tutte attinenti al sociale. Continuiamo con i laboratori
artigianali istituiti nel 1982, naturalmente sono un po’ cambiati i manufatti.
Dipende dal mercato e poi andando avanti con gli anni i nostri ragazzi hanno
bisogno di cambiare attività in base alle loro a capacità residue. Continuiamo
a gestire il centro diurno aperto, gestiamo anche mense scolastiche, doposcuola,
assistenza sugli scuolabus e durante il trasporto di persone disabili da casa a
scuola e viceversa. Proseguiamo anche a fare piccoli lavori su richiesta per
feste, ad esempio delle bomboniere. Le nostre attività artigianali che facciamo
normalmente sono in legno, in particolare fiori, che conferiamo all’Ivat come
artigianato valdostano.
Come è il rapporto
con la pubblica amministrazione?
Con
la pubblica amministrazione abbiamo avuto sempre un buonissimo rapporto, anche perché
diamo un sostegno ad essa e il nostro servizio va ad aiutare quelli già messi
in campo dalla pubblica amministrazione. Ci siamo sempre confrontati nell’ottica
della collaborazione e del miglioramento dei servizio e così stiamo
continuando. Gli enti pubblici valdostani sono molto sensibili al sociale, cosa
che non succede nel resto d’Italia. Dalla mia esperienza posso dire che gli
enti pubblici in generale sono sensibili al tema della disabilità.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate?
Le
maggiori difficoltà in questo momento, chiamiamolo di crisi, sono senz’altro il
fatto di dover competere con grandi cooperative e multinazionali che arrivano dal
resto d’Italia ma perfino dall’estero per partecipare agli appalti. Appalti che
talvolta ci siamo ritrovati a perdere perché la multinazionale ha molta più
forza di noi. Dobbiamo inoltre gestire le risorse economiche che sono sempre
meno e all’occorrenza apportare dei tagli di spesa. Un po’ di difficoltà
cominciamo ad incontrarle anche noi, forse un po’ più in ritardo che nel resto
d’Italia ma ci sono. Dobbiamo in qualche modo ripensarci.
Nel rapporto lavoro e
disabilità quali sono i nodi più cruciali?
I nodi cruciali che
affrontiamo ormai da anni sono sempre gli stessi e cioè essere sempre attenti
nel procurare attività che possano svolgere le persone inserite nei nostri
laboratori in base alle loro capacità e quindi sentirsi utili e apprezzate.
Il settore della cura
è in forte espansione sul fronte privato ma le risorse a livello di welfare
vengono meno: come si affronta questa strana contraddizione?
Purtroppo
questo è vero. C’è sempre più bisogno di servizi alla persona e in
contraddizione le risorse economiche sono sempre meno. Noi piccola cooperativa
non abbiamo ancora subito grossi tagli ma con le scadenze dei vari contratti
certamente qualcosa cambierà anche per noi. Credo che dovremo reinventarci e
pensare alla progettazione con i fondi europei e individuare altre soluzioni
insieme agli organismi preposti per la cooperazione sociale. Unirci di più con
altre realtà e cercare di portare avanti questa nostra attività nel miglior
modo possibile in Valle d’Aosta perché comunque siamo di ausilio all’ente
pubblico. I nostri appalti scadranno tutti tra il 2018 e il 2020. Dobbiamo
prepararci e farci trovare pronti per appalti che saranno sempre più partecipati.
Adesso su cosa state
lavorando? Progetti futuri?
Attualmente
stiamo portando avanti tutte le nostre attività di laboratorio, centro diurno e
gestione mense. Per il futuro ci auspica di mantenere tutti i servizi e magari acquisirne
altri. Adesso dobbiamo accontentarci di piccoli servizi, anche di nicchia, dove
noi possiamo riprendere come negli anni ’80. La refezione scolastica è iniziata
così.
Un sogno cooperativo da realizzare?
Il
sogno ricorrente è quello di una lunga vita della cooperativa in modo che possa
continuare la sua mission ed essere preziosa risorsa per il territorio, dando un’opportunità
di occupazione a persone cui sarebbe preclusa se non in un contesto sociale e
protetto.
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