18 dicembre 2017

Maria Lucia (Cooperativa Nella): 35 anni di impegno nel sociale

Questa settimana proponiamo l’intervista a Maria Lucia della Cooperativa Nella di Saint-Vincent.

Quest’anno festeggiate 35 anni di vita. Siete una realtà storica nel terzo settore. Come è iniziato tutto? 
Quest’anno sono 35 anni. E sono davvero volati. Tutto è iniziato negli anni 80 quando in italia si cominciava a parlare di cooperazione sociale. Proprio quell’anno, il 1981, fu proclamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come lì anno della persona disabile. E fu così che per dare una risposta concreta ad un bisogno del territorio alcune famiglie e volontari decisero di costituire una cooperativa affinché tutto ciò che si disse nel 1981 non rimanesse solo un pour parler.  E questo si concretizzò nel giugno del 1982 con la nascita della Nella.

Come mai vi siete chiamati Cooperativa Nella?
Il nome NELLA è stato dato dai fondatori in onore di una volontaria di Saint-Vincent, mancata in un incidente d'auto. Lei si interessava del sociale e se fosse stata in vita sarebbe stata una fondatrice della cooperativa. Il suo nome era NELLA. 

Quali sono i numeri oggi della Cooperativa Nella?
9 ragazzi  disabili iniziarono un corso di formazione professionale di pittura su seta. Con loro iniziai anch’io in qualità di volontaria per poi continuare come socio lavoratore insieme ad altre colleghe. Oggi i soci della cooperativa sono 20. Prima erano molto di più in quanto si tendeva a fare più volontariato poi passando da cooperativa mista a cooperativa di lavoro c’è stata una diminuzione inevitabile. Le persone a libro paga sono 30, mentre gli utenti che usufruiscono del centro diurno, progettato nel 1986, sono 18.

Spieghiamo meglio in quali attività siete coinvolti…
Le nostre attività sono tutte attinenti al sociale. Continuiamo con i laboratori artigianali istituiti nel 1982, naturalmente sono un po’ cambiati i manufatti. Dipende dal mercato e poi andando avanti con gli anni i nostri ragazzi hanno bisogno di cambiare attività in base alle loro a capacità residue. Continuiamo a gestire il centro diurno aperto, gestiamo anche mense scolastiche, doposcuola, assistenza sugli scuolabus e durante il trasporto di persone disabili da casa a scuola e viceversa. Proseguiamo anche a fare piccoli lavori su richiesta per feste, ad esempio delle bomboniere. Le nostre attività artigianali che facciamo normalmente sono in legno, in particolare fiori, che conferiamo all’Ivat come artigianato valdostano.

Come è il rapporto con la pubblica amministrazione?
Con la pubblica amministrazione abbiamo avuto sempre un buonissimo rapporto, anche perché diamo un sostegno ad essa e il nostro servizio va ad aiutare quelli già messi in campo dalla pubblica amministrazione. Ci siamo sempre confrontati nell’ottica della collaborazione e del miglioramento dei servizio e così stiamo continuando. Gli enti pubblici valdostani sono molto sensibili al sociale, cosa che non succede nel resto d’Italia. Dalla mia esperienza posso dire che gli enti pubblici in generale sono sensibili al tema della disabilità.

Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate?
Le maggiori difficoltà in questo momento, chiamiamolo di crisi, sono senz’altro il fatto di dover competere con grandi cooperative e multinazionali che arrivano dal resto d’Italia ma perfino dall’estero per partecipare agli appalti. Appalti che talvolta ci siamo ritrovati a perdere perché la multinazionale ha molta più forza di noi. Dobbiamo inoltre gestire le risorse economiche che sono sempre meno e all’occorrenza apportare dei tagli di spesa. Un po’ di difficoltà cominciamo ad incontrarle anche noi, forse un po’ più in ritardo che nel resto d’Italia ma ci sono. Dobbiamo in qualche modo ripensarci.

Nel rapporto lavoro e disabilità quali sono i nodi più cruciali?
I nodi cruciali che affrontiamo ormai da anni sono sempre gli stessi e cioè essere sempre attenti nel procurare attività che possano svolgere le persone inserite nei nostri laboratori in base alle loro capacità e quindi sentirsi utili e apprezzate.

Il settore della cura è in forte espansione sul fronte privato ma le risorse a livello di welfare vengono meno: come si affronta questa strana contraddizione?
Purtroppo questo è vero. C’è sempre più bisogno di servizi alla persona e in contraddizione le risorse economiche sono sempre meno. Noi piccola cooperativa non abbiamo ancora subito grossi tagli ma con le scadenze dei vari contratti certamente qualcosa cambierà anche per noi. Credo che dovremo reinventarci e pensare alla progettazione con i fondi europei e individuare altre soluzioni insieme agli organismi preposti per la cooperazione sociale. Unirci di più con altre realtà e cercare di portare avanti questa nostra attività nel miglior modo possibile in Valle d’Aosta perché comunque siamo di ausilio all’ente pubblico. I nostri appalti scadranno tutti tra il 2018 e il 2020. Dobbiamo prepararci e farci trovare pronti per appalti che saranno sempre più partecipati.

Adesso su cosa state lavorando? Progetti futuri?  
Attualmente stiamo portando avanti tutte le nostre attività di laboratorio, centro diurno e gestione mense. Per il futuro ci auspica di mantenere tutti i servizi e magari acquisirne altri. Adesso dobbiamo accontentarci di piccoli servizi, anche di nicchia, dove noi possiamo riprendere come negli anni ’80. La refezione scolastica è iniziata così.

Un sogno cooperativo da realizzare?
Il sogno ricorrente è quello di una lunga vita della cooperativa in modo che possa continuare la sua mission ed essere preziosa risorsa per il territorio, dando un’opportunità di occupazione a persone cui sarebbe preclusa se non in un contesto sociale e protetto. 

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