Seconda parte dell'intervista all'Assessore Laurent Viérin. La prima parte la potete trovare qui.
Musei, esposizioni, mostre: quali strategie intende mettere in atto per integrare l'importante offerta culturale valdostana in un sistema turistico realmente competitivo, in un mercato sempre più affollato?
La politica dell’Assessorato relativamente all’offerta culturale valdostana è sviluppata essenzialmente secondo due direttrici: da un lato, garantire il valore scientifico delle iniziative che vengono proposte al cittadino - grazie anche alle competenze presenti al nostro interno - dall’altro voler inserire queste attività in un contesto territoriale, creando consensi e sinergie a difesa della autenticità ed unicità del territorio stesso.
Pensiamo al Museo archeologico che presenta un percorso dedicato al periodo romano valdostano che ci riconduce alle origini della nostra storia. Questo museo è il fulcro della didattica museale che viene rivolta soprattutto alle scuole e finalizzata a educare le generazioni del domani. Collateralmente ad esso, è stato recentemente allestito un nuovo spazio con la mostra «Agli Dei mani», che sarà visitabile per un anno e che presenta un percorso di scoperta degli aspetti del rituale funerario da una Necropoli di Augusta Praetoria.
L’obiettivo è di valorizzare e rafforzare i messaggi già contemplati nel Museo, con l’organizzazione di conferenze e attività didattiche che permetteranno un’avvicinamento più coinvolgente del pubblico alla mostra.
Rispetto ai beni culturali, la Soprintendenza precorre da tempo la volontà di far convergere le attività di tutela, valorizzazione e fruizione dei beni culturali. Si è quindi cercato di garantire innanzitutto la conservazione del patrimonio, attraverso interventi di manutenzione e restauro, ma in un’ottica di valorizzazione rivolta ad una crescente attività didattica – pensiamo a Cadran Solaire – e al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta culturale e turistica – pensiamo alle future musealizzazioni quali Castello Baron Gamba, Castello di Aymavilles, Castello di Quart, ultimazione delle musealizzazioni del Forte di Bard.
La ricchezza di beni monumentali della nostra regione – castelli, siti archeologici, monumenti - rappresenta la peculiarità della offerta culturale che proponiamo; l’ottica è quella di valorizzare un patrimonio di altissimo valore architettonico e storico-artistico, in quanto peculiarità del luogo, della sua storia, della sua identità.
Patrimonio che è stato negli anni arricchito da allestimenti museali, si pensi ad Issogne, Fénis e Sarre, che ricostruiscono il vissuto delle dimore ma che allo stesso tempo costituiscono una potenzialità in più per l’offerta nel suo complesso. Il valore vero è rappresentato dal fatto che questa proposta museale deriva da una riflessione storico-critica globale e su presupposti culturali comuni, con uno sforzo teso ad approfondire la conoscenza dei monumenti e il miglioramento della comunicazione e della didattica. Le iniziative «Cantieri evento», replicate più volte, e il nuovo programma «Châteaux ouverts» si inseriscono in questa logica partendo dalla volontà di rendere disponibili i risultati delle ricerche scientifiche effettuate dagli specialisti sui beni culturali, ancor prima della loro apertura pubblica per condividerne il valore, sposando il principio della «restitution».
Riguardo alle esposizioni temporanee, la politica è da un lato di valorizzare il patrimonio culturale e le collezioni regionali, dall’altro di presentare eventi di largo respiro in un’ottica di modernità culturale e di inserimento delle iniziative promosse in circuiti nazionali ed internazionali, creando al contempo sinergia col territorio, per favorire la messa a fattor comune di risorse e competenze.
Un’offerta ampia…
L’offerta in questo settore è variegata per soddisfare livelli diversi di utenza – si pensi alla proposta di quest’estate: arte romana al Museo archeologico, al Criptoportico e al Teatro romano, arte contemporanea al centro Saint-Bénin, satira al castello di Ussel, artisti locali in Biblioteca regionale e presso la Chiesa di San Lorenzo – e frutto di collaborazioni di altissimo livello quali la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze o la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.
In particolare la mostra «Augusta Fragmenta». Vitalità dei materiali dell’antico da Arnolfo di Cambio a Botticelli a Giambologna”, dislocata su più siti, è connotata dall’osmosi naturale tra ricchezza dei materiali esposti e valorizzazione del monumento. Un luogo quale il Criptoportico, che ha subito spogliazioni successive nel tempo, rivive con la ricollocazione di opere, quali quelle della collezione Bardini, tanto da divenire quasi una restituzione al luogo d’origine naturale delle stesse, in un connubio dai risultati sorprendenti.
L’utilizzo delle nuove tecnologie sarà un’ulteriore risorsa che in futuro ci permetterà di qualificare ancor più l’offerta, penso alle biglietterie elettroniche che stiamo predisponendo o a prodotti multimediali che permetteranno visite o ricostruzioni virtuali dei nostri monumenti.
Solo la qualità delle proposte culturali assicurerà l’interesse, la presenza e il ritorno del cittadino e del turista, la sua fidelizzazione, e farà maturare e consolidare l’immagine culturale della nostra regione. Ma soprattutto è importante sottolineare che le ricadute socio-economiche conseguenti all’incremento del turismo culturale sostenibile, frutto di questa politica culturale attuata dall’Assessorato in sinergia con gli altri operatori del settore in Valle d’Aosta, favoriranno, nel medio periodo, la ricchezza e la vitalità dei territori di riferimento
Parliamo dell'Università della Valle d'Aosta: in che modo il suo Assessorato e la Giunta intendono renderla sempre più uno strumento per la promozione della cultura in Valle? Quale spazio per docenti e ricercatori valdostani? Quali campi di indagine privilegiati?
L’Università ha rappresentato e rappresenta per la Valle d’Aosta un fondamentale strumento di crescita e promozione culturale e di apertura verso il mondo accademico internazionale. L’Università della Valle d’Aosta è un ateneo giovane che si sta radicando nel territorio e al tempo stesso sta attirando studenti di altre Regioni. Anche in campo universitario credo sia necessario puntare all’offerta di eccellenza, alla qualità, al respiro internazionale e al tempo stesso ai settori più ancorati al territorio in cui il contributo dell’Università della Valle d'Aosta può essere particolarmente qualificante.
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
4 commenti:
Aria fritta . Dopo 60 anni di uno Statuto regionale che impone lo studio di una lingua morta in Valle anche a chi non vive col torcicollo , il francese , sarebbe stata doverosa non un'intervista in cui si pettinano le bambole , bensì un'analisi serena e non partigiana sugli articoli 2 e 3 della Costituzione oggi calpestati nello Statuto regionale . C'è una commissione consiliare che dovrebbe proporre un nuovo Statuto ( parto soggettivissimo ) : silenzio tombale , si vuole giungere a un documento da far digerire a Roma come espressione della volontà dei residenti . Ma i valori costituzionali non possono essere immolati ad altari partitici , per cui Favre doveva chiedere all'assessore all'istruzione come pensa debba cambiare l'aspetto linguistico-didattico in uno Statuto ridisegnato a misura di tutti e non a uso e consumo rossonero . Silenzio tombale e solo bla bla bla . E poi c'è chi non gradisce l'accusa di collateralismo ...
segnalo, sul blog di paolo louvin, una notizia da non perdere assolutamente.
a proposito di civilisation valdotaine e di francoprovenzale
Quanto certi temi (es. francese, francoprovenzale e relativa civilisation) siano uso esclusivo di strumentalizzazione politica da parte delle scuole coraniche (madrasse) dell'UV, ma non di vero interesse, è dimostrato dal fatto che, al recente raduno internazionale (Italia, Francia, Svizzera)di Carema sul francoprovenzale, quelli che qui in questo momento si sciacquano ogni giorno la bocca con questi argomenti (in primis Viérin e la fida Bongiovanni) hanno brillato per la loro assenza.
Certo che è più interessante un viaggio in qualche paese africano od esotico in cui si riuniscono i cosiddetti paesi francofoni (Perron docet).
A me viene il dubbio che ai nostri locali seguaci del corano il francoprovenzale interessi che rimanga solo in VDA, per poter magari dire:
il y a des peuple ...
Credo che le opinioni di Curthoud e Borluzzi sulla mia intervista a Viérin e sui suoi contenuti siano chiari. Per non cadere troppo nella ripetitività chiuderei i commenti qui a meno che non si facciano avanti voci nuove.
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