Fra gli assessori riconfermati della Giunta Rollandin, in termini di dicastero, si trova anche Laurent Viérin, 33 anni, al suo secondo mandato all’Istruzione e cultura. Eccovi la prima parte dell’intervista. Anche in questo caso si tratta di una versione più lunga di quella ospitata sul Corriere della Valle del 18 settembre 2008. A questo punto, dopo la defezione forzata dell'assessore alla Sanità e Politiche Sociali Albert Lanièce che da involontari Nostradamus avevamo previsto di incontrare per ultimo, l'ultima intervista (per ora) toccherà la prossima settimana all'assessore all'Ambiente Manuela Zublena.
La sovrintendente agli studi ha parlato di una scuola completamente regionalizzata, che guarda al modello trentino. Che cosa intendeva? Qual è la posizione dell'assessore su questo tema?
Si tratta di quello che è chiaramente indicato nel programma di legislatura: esercitare appieno le nostre competenze per realizzare una scuola di qualità, potenziando il modello che si è costruito negli anni, ancorandolo da una parte alle reali esigenze del territorio e dall’altra all’Europa e all’apertura al mondo. Il decentramento e il federalismo sono valori ormai patrimonio di tutti e una situazione ibrida - la Regione sostiene tutti i costi dell’Istruzione e lo stato giuridico e il trattamento economico dei docenti sono regolati dallo Stato - come quella attuale non permette, a mio parere, di valorizzare, anche in senso contrattuale, la professionalità degli insegnanti valdostani. Non si tratta di una lotta contro il centro o lo Stato, ma nell’affermare la capacità della Regione di essere polo di eccellenza scolastica, così come Trento lo ha dimostrato nelle più recenti indagini OCSE sulle conoscenze degli alunni.
Cioè?
Si tratta di concetti che ho più volte espresso da quando sono alla guida dell’Assessorato unendoli alla difesa delle scuole di montagna, ai molti progetti su sport e musica, al reale inserimento di disabili e stranieri, all’aggiornamento linguistico degli insegnanti e credo che i messaggi a volte contraddittori che i vari governi nazionali succedutisi hanno lanciato al mondo della scuola esigano da parte nostra una risposta chiara che dia certezze a insegnanti, dirigenti, alunni, famiglie.
Quale posto per gli insegnanti precari nel futuro della Scuola in valle? Come rispondere alla mancanza di insegnanti che si registra in questi giorni per molte cattedre (italiano e matematica su tutte)?
In Valle d’Aosta, grazie all’autonomia finanziaria, a differenza del restante territorio nazionale, abbiamo sempre immesso a ruolo i precari su ogni posto disponibile e anche quest’anno sono state più di 100 le assunzioni a tempo indeterminato, la situazione è meno problematica quindi proprio perché l’Amministrazione Regionale ha investito nella professionalità degli insegnanti e nella scuola, ne sono testimoni le assunzioni nella secondaria di primo grado di insegnanti per l’integrazione degli alunni stranieri grazie alla nostra l.r.18 del 2005, quando altrove si parla solo di tagli. La scuola, purtroppo, per i giovani non rappresenta un lavoro ambito ed è per questo che in Valle d’Aosta l’Assessorato sta operando per ridarle quella dignità e quel posto di primo piano nella società che merita. Se non si scommette ed investe sulla formazione, se la professionalità degli insegnanti non ritorna ad essere riconosciuta dall’intera società, è chiaro che i giovani laureati tendono ad orientarsi verso altre strade lavorative, per questo vogliamo costruire un modello di eccellenza.
Insegnamento del patois in classe: l'insegnamento del francese non ha contribuito a mantenere la Valle d'Aosta un paese francofono, come dimostrano le (poche) indagini in questo campo. Non si corre il rischio di ottenere lo stesso effetto imponendo l'insegnamento del patois?
La Valle d’Aosta è una Regione bilingue ed è questa la sua caratteristica storica e culturale riconosciuta sia dal punto di vista legislativo sia in tutte le assise della Francofonia. I nostri alunni ottengono ottimi risultati internazionali nello studio del francese e il progetto di diploma binazionale Esabac e lo spazio specifico nonché la valorizzazione che Francia e Italia hanno dato alle esperienze di esame di maturità in Valle d’Aosta, ne è, ritengo, il risultato tangibile. La nostra proposta sul patois, quale insegnamento facoltativo attivato in tutte le scuole anche in rete e a richiesta, e quindi non certo ad imposizione, credo rappresenti un ulteriore tassello per la valorizzazione della ricchezza del nostro particolarismo.
Quando parla di civilisation valdotaine, che a suo avviso deve essere inserita nelle materie scolastiche, che cosa intende, di preciso? Quali sono le caratteristiche della «civilisation valdotaine», secondo lei?
Ricordo che la civilisation valdôtaine è già prevista nell’Adaptation dei programmi ministeriali di francese per la scuola media del 1985 e il suo studio rientra nelle Adaptation di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. La civilisation fa parte dei saperi che il Ministro Gelmini ha chiamato nel suo ultimo decreto «Cittadinanza e Costituzione» , l’insieme di competenze che può dare solo una scuola di qualità, capace di diventare maestra di vita e coniugare preparazione dello studente a serietà e capacità di stare in una comunità di cui si conoscono e rispettano la storia, la cultura e le regole. Il sentirsi parte viva ed attiva di una comunità, l’esprit communautaire che ha sempre caratterizzato la società valdostana, ritengo siano una delle risposte ai fenomeni di bullismo che sempre più caratterizzano i nostri giovani. Non quindi ritorni al passato o folklore fine a se stesso, ma piste didattiche e pedagogiche che , attraverso la civilisation, accrescano il senso di cittadinanza dei giovani. (continua)
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
13 commenti:
Min(istero)Cul(tura)Pop(olare)? Grazie NO. Qualcuno lo fermi, per piacere. Ho due figli alle scuole superiori.
Parto dalle due perle su cui anticipai che avrei commentato . La prima è dell'intervistatore ,che , tra parentesi , indica come " poche " le verifiche sul tasso di inesistenza del francese in Valle . Favre vorrebbe altre indagini in merito . Se si vogliono inventare risultati graditi contando sul fatto che la preparazione dei residenti farà bere tutto , ok . Ma se si vogliono fare le indagini in modo serio , quella che Favre sottintende ( dimostrando il suo collateralismo verso il mondo rossonero ) equivale a chiedere ai cittadini se riconoscono più appeal alla novella velina bionda di Striscia o a mia zia Gelsomina . La perla di Vierin : noi saremmo francofoni perchè l'Organizzazione dei paesi francofoni ci riconosce come tali . Premesso che l'organizzazione dei filatelici deve riconoscere come interessati ai francobolli i suoi iscritti senza analizzare il loro afflato mistico verso ciò che si incolla sulle buste , così tale Organizzazione non può non fingere francofona la Valle , che ha chiesto di entrare in un raccoglitore figlio della grandeur di De Gaulle , per il quale il numero specifico era potenza . Ho letto i nomi dei paesi " francofoni " secondo tale Organizzazione e per conoscenza diretta di tanti di quei paesi mi scappa da ridere . Se avevano qualcosa in passato , tantissimi ora non hanno più nulla , proprio nulla di nulla di francofono . Non mi metto a fare lezioni di cultura geografica appresa viaggiando in oltre cento paesi dei vari continenti ; mi limito a far notare che l'assessore dovrebbe cercare di non offendere i residenti con facezie della più bell'acqua sottintendendo una loro attitudine bevitoria generalizzata . Sempre restando sottinteso che gli articoli 2 e 3 della Costituzione andranno comunque ripristinati in VdA , senza l'imposizione di una oggi inesistente francofonia per fingerla esistente agli occhi dei nipotini di De Gaulle . Spezzo qui l'intervento , come richiesto dall'alto .
Il poche, appurato che gran parte delle ricerche sono state realizzate dall'ente pubblico, sta a indicare (cosa che dovrebbe farle piacere) che forse non c'è molto interesse a rendere evidente questa realtà. Comunque sono curioso di capire se ad altri visitatori le domande che ho posto all'assessore appaiono davvero così all'insegna del collateralismo rossonero...
Chi non cavalca il collateralismo rossonero in quella parentesi non scriveva " poche " : scriveva " inutili " . Sull'intervista : ennesima dimostrazione che in regione esiste un pugno di esaltati , rappresentati anche dal Vierin , che rifiutano la realtà sotto gli occhi di tutti e se ne prefigurano mentalmente un'altra , totalmente inesistente , continuum con un eventuale passato supersepolto . Il fatto , in quanto tale , meriterebbe solo uno studio psicologico sul come nel 2008 possano esistere involuzioni che hanno oggettivamente del patologico . Purtroppo però tali aberrazioni si espandono nella società per ragioni molteplici : l'impreparazione di troppi residenti privi del concetto di specificità personale che non va plasmata da altri ; i denari da Roma , che generano acritico consenso verso chi li maneggia col potere ; un tasso di servilismo politico unico al mondo ; il disinteresse governativo verso una minimicroregione . Le frasi di Vierin ( come quelle dei suoi simili ) sono emblematiche del rifiuto del reale : non c'è alcun contatto con la realtà nell'intervista . Parlare di particolarismo avrebbe senso se si ammettesse che in Valle c'è una macedonia di italiani da ogni parte dello stivale cui si impongono i percorsi culturali affinchè ( nel 2008 e di fatto ) l'UV finga tutti ( anche se è pazzo chi considera me e i miei figli come una minoranza etnica valdostana e come francofoni ) diversi da quello che sono per giocare a un patologico continuum col passato . Favre considerò off topic il sapere se i dizionari di patois , che si legge Vierin regalò a degli studenti , siano stati pagati da lui o dall'UV o messi in conto ai residenti , nel qual caso la Corte dei Conti va interessata per uso partitico di denaro pubblico : conosce Favre la risposta ? Civilisation valdotaine a scuola : educazione di regime tipica della nord Corea . La Valle , per evolvere , dovrebbe essere amministrata da romani o statunitensi o giapponesi : gli unionisti si illudono di essere dei padroni di casa cui sarebbe demandato il compito di spezzare il pane della scienza per tutti . Quando Vierin parla di apertura al mondo , come qui sopra ... non posso dirlo , sarei censurato .
Il patois non può essere ritenuto un'esclusiva dell'Union... E sull'educazione di regime forse l'Italia e la Valle d'Aosta hanno già dato...
Sono più stimolanti le risposte di Favre rispetto a quelle dell'assessore . Sul patois : io parlo perfettamente friulano ( su udineseblog firmandomi giancarlo intervengo in dialetto ) e piemontese . Non mi ritengo però nè friulano nè piemontese come neppure valdostano anche se conosco la Valle infinitamente meglio di ogni caporione rossonero , specie dai 3000 in su . La verità è che nessuno mi ha mai regalato vocabolari di friulano o piemontese perchè nè il Friuli nè il Piemonte utilizzano un dialetto locale come marcatore di distanza dallo Stato . La risposta di Favre pare una scusante da addurre alla Corte dei Conti .... Non capisco cosa Favre vuole dire con educazione di regime da parte di Italia ( che comprende la Valle ) e Valle ( che è parte dell'Italia ) : ci sono forse analogie di pensiero con quanto scritto nell'Esprit de Victoire ? Spero di no , spero che Favre si consideri estraneo e critico verso gli allucinanti contenuti di tale scritto : è una speranza coincidente con la realtà ?
Mi permetta. Al di là che io condivida o no il suo ragionamento se neo ho compreso i passaggi fondamentali è il francese il marcatore di distanza dallo Stato e non il patois. Anche perchè nel suo Friuli il furlan non è poi così lasciato in un angolo come si può dedurre da questo link su wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_friulana
Scrivo questo soltanto per dirle che nel suo ragionamento il patois, cioè il dialetto, e il francese, forse devono rimanere separati. Comunque per evitare di cadere nel botta e risposta le concedo diritto di replica ma io su questo post mi prendo una pausa in attesa di voci nuove.
1) il patois, come il francese, come l'italiano, come l'inglese, non possono essere ritenuti esclusivi dell'union
2) l'autonomia non ... esclusiva dell'union
2) la nozione di cittadino valdostano non ... esclusiva dell'union
3) l'etnia valdostana (ammesso che ci sia un'etnia valdostana, il termine non mi piace) non ... esclusiva dell'union
4) ecc. ecc.
l'UV, se mai lo ha avuto, ha esaurito il suo ruolo storico, e dovrebbe essere confinata tra i residuati postbellici del secolo breve (non riesce neanche più a giustificare e a spiegare il suo Statuto, che tra l'altro nessuno degli unionisti conosce, dobbiamo ricordarglielo noi non unionisti, ma valdostani).
La sua sopravvivenza ha giustificazioni e motivazioni che non hanno nulla a che fare con i problemi di cui sopra, tant'è che all'UV non interessano, nel concreto, un fico secco, o meglio interessano solo per garantirsi una amorfa fetta di elettorato senza alcuna capacità critica oppure devota e fedele per sudditanza e convenienza.
La "civilisation valdotaine" di cui parla Viérin non è altro che la cultura materiale contadina di ogni terra, montana e no, morta e sepolta, che piaccia o no.
Sembra incredibile che un ragazzino della sua età, che di quella "civilisation" avrà sentito parlare nelle favole raccontategli dalla nonna, creda in quel che dice in questa intervista. Ancora più incredibile quando si sentono dire le stesse cose alla "stipendiata" Soprintendente Patrizia Bongiovanni, valdoveneta di seconda generazione, come il di lei marito, tutti figli dell'immigrazione operaia veneta, e pertanto, nel concreto, assolutamente all'oscuro di ogni eventuale "civilisation valdotaine", se non per sentito dire. Ma tanto può il lavaggio del cervello (?), (o i benefici?) garantiti dall'UV.
Da parte di un valdostano nato a rhemes-saint-georges, nel "piglio" sopra la stalla, che ha succhiato il patois (che ha sempre parlato e che parla tuttora) insieme al latte materno, che a cinque anni portava al pascolo le mucche, che ha sentito per la prima volta parole in lingue diverse dal patois (italiano e francese) a sei anni, quando lo hanno mandato a scuola nonostante non ne avesse alcuna voglia.
Mi sono riletto l'intervista all'assessore e se sono concorde sui primi quattro punti mi sfugge del tutto la reazione dura e sprezzante di Courthoud sulle affermazioni di Viérin(che lui accomuna alla sovrintendente)in merito a quanto detto sulla Civilisation Valdôtaine. Non mi sembra che l'assessore nell'intervista indulga nel ricordare i bei tempi andati, ma semplicemente evidenzia l'importanza di certe conoscenze. Ringrazio comunque Courthoud per avere risposto all'appello sulle voci nuove. Spero che ne arrivino altre. Noto come sempre che i post politici scatenano dibattiti più caldi e intensi. E' un peccato, invece, che la materia economica che vorrebbe essere l'argomento centrale di questo blog non ottenga la stessa attenzione. Se qualche imprenditore volesse segnalarmi qualche tema in grado di suscitare un po' di interesse sarei felice di svilupparlo nei prossimi giorni.
La reazione è stata così dura e sprezzante perché non capisco come mai sia stata data così tanta rilevanza, da parte sia dell'Assessore che del Soprintendente (che non dovrebbe avvnturarsi in considerazioni politiche sulla scuola) al recente convegno dell'IRRE, ad un problema marginale (la conoscenza della storia locale), il quale sembra essere diventato il pilastro della scuola futura. Una storia ed una scuola nazionalpopolare ad uso e consumo di chi la scriverà (e l'ha scritta finora?). Quella che hanno insegnato a Viérin nelle madrasse (scuole di formazione) dell'UV?
Il y a des peuples ... che non hanno il senso del ridicolo.
Così mi è più chiaro. E credo che sia più chiaro anche ai visitatori. Preciso, per evitare confusioni, che le «madrasse», per chi non lo sapesse, sono le «scuole coraniche». Suggerirei di postare i prossimi commenti nella seconda parte dell'intervista.
Le madrasse , o mederse , non sono scuole coraniche bensì scuole di teologia coranica . Sul patois risposta a Favre : questo dialetto è uno dei tanti aspetti che l'UV vuole ingigantire per fare della Valle un qualcosa di distinto e distante dallo Stato . C'è stata una bella lettera di Adelio Framarin , attivo all'Immacolata , critico verso Pierino Daudry ( che ricordo si urtò con me una quindicina d'anni orsono in una tv perchè non ero allineato ! ) che vorrebbe portare i giochi valdostani , tipo pezzi di legno o altro lanciati per aria e poi colpiti , anche al Puchoz perchè il calcio è sport non valdostano e qui vanno di moda i vaccodromi . Spiace sapere che Favre è con Daudry e non con Framarin , sposando quei tentativi di sopraffazione culturale che non dovrebbero appartenere a un direttore di testata dichiaratamente diocesana . E' un caso , purtroppo , va affrontato in altra sede . Sul friulano : l'ho memorizzato senza che nessuno mi abbia spinto a farlo . E il Friuli non è mio , come Favre dice , tant'è che a livello simpatia preferisco Lazio e Piemonte . Ardo solo per la squadra di calcio locale . Conoscere il passato valdostano è una perdita di tempo considerando le mille cose interessanti sul pianeta ; se poi a " insegnarlo " sono i rossoneri allora diventa un riprovevole tentativo di imbonimento . Vierin non può parlare di eccellenza scolastica valdostana se sposa l'imposizione politica di un francese che fa uscire dall'iter scolastico gli studenti meno eccelsi di quanto sarebbero se studiassero l'utile inglese alla pari con l'italiano e non l'inutile francese . L'intervista a Vierin è pura propaganda di chi è stato erudito affinchè si arrampichi sugli specchi del surreale .
Per Bruno . Il patois e le ceneri valdostane del francese sono da me attribuiti all'UV perchè è l'UV che li utilizza per fingere le persone di Catanzaro fotocopie dei valdostani cui faceva riferimento Chanoux nel suo delirante " Spirito di vittoria " . Il termine delirante è conseguente alla lettura e umanamente comprensibile se lo dico io , ritenuto da Chanoux inferiore per intelligenza a chi è autoctono .
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