Ho chiesto a Flavio Martino, presidente di Confesercenti, di poter pubblicare l'articolo di Riccardo Rapetto, uscito su «Détaillants Montagnards», quindicinale della Confesercenti della Valle d’Aosta, dal titolo «Saldi: come erano, come sono e come potrebbero essere regolati». La rivista invita a scrivere le vostre opinioni a info@confesercentiaosta.it in modo da pubblicarle nei prossimi numeri e utilizzarle come spunti di discussione e confronto con l’Amministrazione Regionale. Io vi chiedo anche di lasciare un commento nel mio blog sull'argomento sia come commercianti che come clienti.
Passato
Correva l’anno 2005, con una situazione economica normale. La legge regionale n.36 del 2004, stabiliva, tra l’altro, che dal 5 gennaio erano vietate in Valle d’Aosta le vendite promozionali selvagge e che queste «possono essere effettuate per un massimo di tre settimane per ciascun periodo, esclusivamente tra il 15 aprile e il 31maggio e tra il 1° e il 31 ottobre, dandone comunicazione al Comune… ecc. mentre i periodi dei saldi è fissato per la stagione invernale dal 10 gennaio e le vendite straordinarie non possono più coincidere con i saldi…».
A quei tempi la Valle d’Aosta era storicamente l’ultima regione a entrare nella fase delle vendite di fine stagione, in quanto i saldi iniziavano dal 10 febbraio e terminavano il 31 marzo.
Era quindi uso comune iniziare subito dopo Capodanno vendite promozionali più o meno selvagge in attesa dei saldi veri e propri. In quell’occasione per una serie di disguidi burocratici la nuova legge si accavallò con la precedente creando non poca confusione tra i commercianti tanto che la Confersercenti scrisse di «scelta intempestiva» per quanto riguardava i tempi di pubblicazione della nuova disposizione invitando «gli organi di sorveglianza a non applicare in questa prima fase sanzioni, ma a concorrere allo sforzo di comunicazione verso esercenti e consumatori».
Presente
Corre l’anno 2009, con il primo anno horribilis di recessione. Il 10 gennaio, come da calendario, è partita la stagione dei saldi. A dire la verità mai come quest’anno, e ben prima di Natale, si sono viste sulle vetrine «vendita promozionale», «svendita prenatalizia», «sconti su tutta la merce», «sconti all’interno»; ecc. con i negozianti di abbigliamento che si sono inventati di tutto pur di portare un po’ di soldi in cassa.
La legge fa partire i saldi soltanto da gennaio, ma se i conti non tornano, allora si sfidano anche le regole e quando si parla di sconti vale la regola del «si fa ma non si dice»». Anticipare gli sconti è stata quest’anno una scelta obbligata, pochi in questa fase di recessione erano disposti a spendere per qualcosa che dopo pochi giorni sarebbe costata almeno il 20% in meno. I prezzi ribassati già prima di Natale sono stati il regalo più gradito per i clienti.
Futuro
Per gli anni che verranno. Viste queste premesse e appurato che ognuno si arrangia come può, è urgente una revisione della legge regionale sulle vendite promozionali e i saldi di fine stagione. Hanno liberalizzato il commercio e i prezzi ma per i saldi sono rimaste sempre regole rigide
che impediscono la concorrenza tanto che se un commerciante volesse ribassare la merce perché ha venduto poco negli ultimi mesi, e tutti sappiamo quanto ciò sia sempre più vero, lo può fare ma non pubblicizzarlo.
Una corrente di pensiero dice che, visti i tempi grami, è arrivato il momento di liberalizzare le vendite promozionali, e le vendite di fine stagione.
I vantaggi, se gli sconti potranno essere effettuati tutto l'anno, sarebbero duplici: i piccoli commercianti, che potrebbero effettuare in ogni periodo dell'anno sia il saldo che la vendita promozionale, per eliminare le giacenze di magazzino; i consumatori che avrebbero più occasioni di fare acquisti vantaggiosi garantiti da maggiore trasparenza.
Altri dicono che la liberalizzazione creerebbe il caos e favorirebbe solo i furbi a discapito della grande maggioranza dei commercianti che rispetta le regole. Giusto ma visto che le regole sono sempre più aggirate bisogna ragionare sul come evitare la svendita selvaggia e incontrollata. Sicuramente si dovrebbe modificare la data di inizio saldi legandola a quella delle regioni vicine. In tempi di crisi non si può regalare una settimana di saldi alle grandi città. Si potrebbe anche proporre unanimi liberalizzazione delle vendite promozionali durante tutto l’arco dell’anno predisponendo dei «corner» all’interno di ogni punto vendita nei quali poter saldare, liquidare o promozionare parte delle proprie rimanenze senza dover per forza aspettare le vendite di fine stagione.
Tale liberalizzazione renderebbe più facile la gestione delle rimanenze di magazzino che rappresentano anch’esse un onere assolutamente iniquo. La discussione sui saldi e sui finti saldi contro la crisi, è appena iniziata.
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
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