Sull'ultimo numero di Foglio Azzurro l'imprenditore-politico Cleto Benin (Pdl) (leggetevi qui i miei post su Eurotravel) propone una stimolante riflessione sul pericolo della fuga di cervelli valdostani verso altri lidi. Una testimonianza interessante che merita un vivace dibattito. Ecco perchè ho chiesto al diretto interessato di poterlo riproporre all'interno del mio blog. Il testo è un po' lungo. Io ho aggiunto alcuni titoletti che spero ne rendano più agevole la lettura. Spezzarlo in due puntate non mi sembrava il caso. Siete d'accordo con questa analisi? Quali punti vi convincono di più e quali di meno? Vi invito a lasciare dei commenti...
Credo che tutti aspirino a tenere il proprio cervello lì dove si trova, ben protetto dalla scatola cranica; forte e dura, a volte anche più del dovuto... E credo anche che, se non proprio tutti, molti di noi aspirino a tenere il proprio cervello in buona forma, capace di agire ed interagire, veloce ed efficiente. Per fare questo esistono svariati sistemi di «brain training», molto di moda ed addirittura trasformati in una sorta di videogioco di successo. Si moltiplicano i libri (più o meno retti da fondamenti scientifici), le riviste, le nuove forme di enigmistica, gli studi sulle varie forme di intelligenza e altro ancora. Insomma, sembra proprio che tutti (o quasi) siamo convinti che la buona salute cerebrale migliori l’esistenza.
E se questo è vero (come certo lo è), dovremmo avere cura dei nostri cervelli, non solo in senso fisico e proprio, ma identificando come «cervelli» le persone che sono dotate di qualità eccelse, in diversi campi. Ecco, la frase «teniamoci i cervelli» vuole essere un contrasto alla “fuga dei cervelli” che ha colpito la nostra nazione negli ultimi anni, incidendo purtroppo pesantemente anche nella nostra Valle d’Aosta.
Io sono sempre stato un fautore del «guardiamo oltre le nostre montagne», spingendo con questo a rivolgere lo sguardo ad altri mondi, altre organizzazioni societarie, altre caratteristiche, usi e costumi. Questo, oltre ad allargare le nostre vedute, ci consente di svelare i fattori di successo degli altri, capirne i meccanismi, e mettere a frutto le nuove conoscenze acquisite, integrandole e modellandole alla nostra realtà.
Bellissimi propositi, ma purtroppo c’è un rovescio della medaglia: la scuola del mondo apre le porte su realtà molto ammalianti, che inducono in tentazione soprattutto le persone più capaci, e oltretutto la maggioranza dei paesi stranieri mette in campo meccanismi burocratici di una semplicità estrema, che invogliano ancora di più; a questo aggiungiamo la facilità di percepire supporti e sostegno economico iniziale, ed il gioco è fatto: i «cervelli» non tornano più…
Tutte le risposte nelle mie aziende
Fin dal primo momento in cui sono stato chiamato a far parte del Consiglio Regionale (anzi, già dalla precedente campagna elettorale) mi sono chiesto quali temi mi stavano più a cuore e rappresentavano una vera priorità per la comunità valdostana (oltre al turismo, che è e resta la mia vera passione, e la mia professione). Ebbene, ho trovato tutte le risposte nelle mie aziende che conduco da quasi 40 anni: lo snellimento delle procedure, il sostegno all’imprenditoria in modo che fossero salvaguardati ed implementati i posti di lavoro ma, soprattutto, ho realizzato che era necessario impegnarsi a favore dei giovani, veri pilastri della nostra società. Lo dico senza retorica, ben sapendo che il nostro futuro dipende da come noi prepariamo i nostri figli alla gestione della società del domani. Nelle mie aziende di giovani ce ne sono tantissimi, e sono sempre a contatto con loro; proprio questa vicinanza giornaliera mi ha permesso di cogliere una diversità di atteggiamento, di comportamento, di mentalità, rispetto a 10 anni fa. Attenzione, perché 10 anni, per il mondo in cui viviamo, sono poco più di un battito di ciglia, per cui, se certe differenze si notano, vuol dire che stanno procedendo a velocità inusuale.
Ma quali sono queste differenze? Purtroppo non sono positive… Ho notato un diverso «attaccamento» alla propria professione, un lassismo mentale (sempre meno giovani danno suggerimenti, limitandosi al mero svolgimento dei propri compiti), una sfiducia nella società, un distacco dai sistemi di gestire il nostro paese, e quindi dalla politica e dalla burocrazia. E quello che è peggio, tanto disagio e rassegnazione. Sono finiti i grandi ideali, questo è il tempo di facebook e del virtuale; se una volta uscivamo a fare due passi per incontrare gli amici, oggi, da un piano all’altro dello stesso condominio, ci parliamo via internet… Sembra quasi che si voglia stare al riparo dal mondo esterno, cercando rifugio dietro i nickname (i nomi di fantasia usati in rete), nella sicurezza delle mura domestiche.
Fortunatamente non sono tutti così (o meglio, solo così). Anche se sempre meno, ci sono ancora molti giovani che hanno l’energia fisica e mentale per fare qualcosa di importante, per crescere a livello professionale ed imprenditoriale, che hanno voglia di imparare per poi mettere a frutto l’arte appresa. Ma se l’energia fisica e mentale non manca, è l’energia economica che rappresenta l’ultimo tassello per chiudere il cerchio; e non tutti hanno le risorse (proprie o della propria famiglia) per essere completamente autonomi.
La melma burocratica e gli istituti di credito
Qui inizia il calvario: gli istituti di credito sono ormai impastoiati nella melma burocratica, che avvolge i malcapitati in domande, autorizzazioni, documenti, dichiarazioni, attestati, fino a risucchiare l’energia che spinge l’imprenditoria giovanile. Il commento più frequente che ho sentito negli ultimi anni da parte dei giovani è: «Fare impresa? Ma chi me lo fa fare? Meglio dipendente, magari della Regione…» o, aggiungo io, in uno dei molti uffici pubblici spesso creati ad hoc per favorire questo o quello...
In effetti, per fare impresa occorre all’inizio un consulente che consenta di muoversi correttamente nel labirinto della burocrazia; pochi sanno che negli ultimi 2 anni alla guida del paese, il governo Prodi ha creato 67 nuove tassazioni (!!!). E poi serve un bravo avvocato, perché le piccole imprese sono costantemente alla mercé dei colossi industriali, soprattutto nel campo della telecomunicazione, che ultimamente commettono parecchi errori, ed hanno atteggiamenti vessatori potendosi permettere schiere di legali e schiacciando di fatto il piccolo utente. Del resto, senza voler fare pubblicità, basta seguire Striscia la Notizia o Mi Manda Rai 3, per capire; tenendo bene a mente che si tratta solo della punta dell’iceberg. Sapete che il maggior numero di cause in corso è nei confronti delle compagnie telefoniche?
Quei giovani curiosi
Tornando all’argomento dei «cervelli», i giovani di maggiori capacità sono anche i più curiosi, perché assetati di sapere, e quindi sono anche quelli che, più di chiunque altro, si affacciano al di fuori dei nostri confini, sia regionali che, spesso, nazionali; alcuni spaziando anche in altri continenti. E quello che trovano negli altri paesi (spesso meno competitivi della nostra nazione e, a maggior ragione, della nostra regione) sono condizioni molto più semplici e competitive sia a livello burocratico (in Spagna si costituisce una azienda in un giorno) che a livello di supporto economico (in Francia i prestiti all’imprenditoria giovanile vengono erogati in 3 giorni senza bisogno di avalli). Facile pronosticare che le nostre migliori risorse giovanili scelgano altri luoghi dove mettere a frutto tutto quello che noi in Valle d’Aosta gli abbiamo insegnato investendo capitali in formazione e preparazione al lavoro.
Se poi prendiamo in considerazione i giovani laureati con un percorso accademico particolarmente brillante, da noi devono sudare le proverbiali sette camicie per essere assunti in un centralino (ovviamente estremizzo), mentre all’estero vengono subito «accalappiati» e sfruttati per le loro capacità effettive con possibilità di carriere luminosissime (qui invece non estremizzo affatto). In effetti non è certo un segreto che i nostri giovani siano apprezzatissimi e ricercatissimi, in quanto uniscono alle loro competenze quel plus genetico squisitamente italiano, che è una spiccata fantasia ed una capacità di analizzare con lucidità nuovi percorsi risolutivi, che sono caratteristiche che il mondo ci invidia.
Una società che non ci valorizza
E’ vero, di base siamo bravi. Generalizzando (ma in modo obiettivo e non campanilista) direi che siamo più bravi degli altri, proprio per la nostra capacità di trovare sempre una via d’uscita. Però siamo anche legati da una società che, generalizzando, non ci valorizza, o non ci consente di esprimere appieno le nostre capacità, che peraltro poi ricadrebbero interamente a favore della società stessa…
Qualcosa però possiamo fare, anzi dobbiamo! Nella nostra Regione, le opportunità economiche sono ancora importanti, e ci sarebbero tutti gli spazi per poter fare impresa. Quindi, è opportuno che si inizi un processo di revisione profondo e costante, che porti a stabilire normative atte allo snellimento burocratico ed economico (studiamo i modelli esteri, troveremo esempi replicabili di ogni genere), sempre ovviamente nel rispetto delle leggi, e mettendo a frutto la nostra autonomia di Regione a Statuto Speciale.
Iniziamo dalla scuola...
Va bene insegnare il francese dal momento che siamo una zona di confine, ma va reso obbligatorio anche l’uso dell’inglese che è la lingua ufficialmente e universalmente utilizzata per il business. Naturalmente, per chi vuole specializzarsi nei nuovi mercati, dando la possibilità di apprendere le lingue emergenti, che sono l’indiano e il cinese (in entrambi i casi, essendoci svariate forme dialettali, va ovviamente privilegiato il dialetto maggiormente diffuso).
Dobbiamo poi sempre di più unire la teoria alla pratica, incrementando gli stages e gli inserimenti programmati nel mondo del lavoro, fin dal primo anno, e non solo per un mese in estate. Qualunque sia la scuola fatta, non si è mai sufficientemente pronti al mondo del lavoro. Anche perché, vista la velocità alla quale corre il progresso mondiale, non esiste programma di studi che possa essere adeguato al momento in cui viene diffuso. La scuola apre la mente e la rende fluida, flessibile e veloce nei ragionamenti e nella comprensione, e questo è sicuramente indispensabile per prendere poi quelle decisioni veloci tipiche del mondo lavorativo odierno. Ma è sempre necessaria l’esperienza sul campo, per poter applicare e adeguare la teoria alla pratica, che non sempre coincidono perfettamente, tutt’altro.
Riformare il credito
E’ poi necessaria una riforma del credito che possa dare una maggior facilità di accesso alle risorse necessarie per l’imprenditoria giovanile. Non dimentichiamoci che rendere il credito più accessibile significa anche aumentare il movimento del denaro, e quindi favorire i consumi dando un importante ritorno positivo all’economia in senso assoluto.
Non dimentichiamo poi l’aspetto del tempo libero e delle opportunità extra-lavorative offerte ai giovani, per le quali ho l’impressione che ben poco si faccia. Il disagio giovanile comporta un degrado della gioventù, la quale, come ho avuto modo di sottolineare spesso, rappresenta un patrimonio economico, oltre che il futuro della nostra società. I giovani valdostani sono troppo spesso inebetiti dall’inefficienza, dalla consapevolezza di un «non futuro», e dal non sapere come passare il proprio tempo libero. Sono pochissime le attività, i luoghi, le iniziative riservate ai giovani, mentre occorre combattere il degrado, non già con forme repressive, ma con una pianificazione di interventi che possano ridare ai giovani entusiasmo ed interesse per attività, incontri, eventi, e quant’altro.
Il ruolo dello sport
In questo elenco lo sport ha un posto di rilievo, e dovrà essere facilitato l’avvicinamento e l’accesso alle attività sportive, a partire dai più piccoli.
Non voglio dare l’impressione di essere retorico, ma mi preoccupa che tutti dicano, in modo retorico, che «i giovani sono il nostro futuro», e che poi all’analisi dei fatti, così poco si faccia per quello che, siamo tutti d’accordo, è davvero «il nostro futuro». Proprio per non scadere nella retorica sterile, negli ultimi tempi (e ancor più nelle prossime settimane), ho incontrato ed incontrerò molti giovani e, insieme a tutto il nostro Gruppo Consiliare, ci faremo portavoce delle loro istanze e di proposte risolutive alla attuale situazione disagevole.Insomma, cercherò con tutti i mezzi di dare il mio contributo per «tenere i cervelli» a casa nostra.
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
1 commenti:
Certi post letti a distanza di un anno lasciano davvero un po' basiti...
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