Ti propongo uno scritto che mi è stato inviato da Ezio Mossoni, direttore di Coldiretti Valle d'Aosta.
Che il settore agricolo Valdostano stia attraversando un periodo di crisi è un dato di fatto, ma dobbiamo stare attenti – soprattutto noi addetti al settore – nell’analizzare la situazione evitando di confondere, nella necessità immediata di affrontare la crisi, gli effetti con le cause.
La mancanza di liquidità
Certo al momento, il problema è la mancanza di liquidità e – sulla bocca di tutti – sono i ritardi sulla erogazione degli aiuti, indennità compensative e agroambiente su tutto. Se sui gravi ritardi esistono parziali motivazioni, e vedremo quali possono essere, la nostra riflessione ci deve portare ad imparare qualcosa, evitare di ripetere errori e sollecitare interventi che vadano ad aiutare, nell’immediato, le aziende in crisi ma anche nella direzione della programmazione più attenta, pur – ce ne rendiamo conto – dovendo rispettare i vincoli normativi Comunitari ma, soprattutto in questa fase, i vincoli e le bizze che ci impone il mercato.
Naturalmente mi riferisco principalmente alla zootecnia, ma soltanto perché la zootecnia rappresenta la stragrande maggioranza (quasi il 90% della PLV agricola della Regione) del reddito del settore agricolo valdostano.
I ritardi negli aiuti
Cominciamo dall’analisi della situazione rispetto al ritardi degli aiuti: con la programmazione comunitaria 2007/2013 la Regione ha adeguato la gestione dei premi al sistema informatico nazionale (SIAN), anziché tramite il sistema informatico Regionale (SIAR) e – dovendo interfacciarsi con l’Agea sono sorti alcuni problemi di lettura e interpretazione delle domande, la necessità di dotare Agea del processo matematico attraverso il quale a tutti i dati aziendali venissero applicate le formule tradotte dai provvedimenti del PSR, e le gestione delle anomalie. Se dal punto di vista tecnico le operazioni – per diversi motivi – sono andati a rilento dobbiamo riconoscere che sono stati messi in atto interventi tampone: gli anticipi della indennità compensativa 2007 e 2008 rispettivamente il 100 % e il 70% degli importi e, per le misure agroambientali nella misura del 50%. Evidentemente le aziende più strutturate – gli alpeggi e poche altre ( circa 500) – sono quelle che lamentano maggior difficoltà di liquidità perché la parte degli aiuti ancora da riscuotere è importante.
Un solo problema: il prezzo del latte
Ma, come detto, cerchiamo di vedere la luna e non solo il dito, perché si è creata una situazione che rende così fondamentale la soluzione del problema immediato ? Crediamo che il problema sia lo stesso che attanaglia tutti gli allevatori d’Europa : il prezzo del latte ! Ma come, dovremmo essere l’isola felice, il latte pagato anche oltre 50 cent al litro mentre fuori ( la trattativa in Piemonte è in stallo) si punta – come obiettivo – a raggiungere i 30 cent !
Certo detto così ……….eppure a nessuno viene in mente di chiedersi “perché” il nostro latte vale quasi il doppio dell’altro e gli allevatori si lamentano ! Semplice, perché il nostro latte vale tanto come l’altro, forse meno !
Vi sono almeno tre elementi, strettamente legati tra loro, rispetto ai quali deve essere indirizzato il ragionamento : la capacità produttiva delle nostre razze, i costi di produzione, la stasi decennale del mercato.
La Fontina
Non vi è dubbio che la “fortuna” dell’agricoltura valdostana sia legata alla Fontina. Il disciplinare è serio, sono seri anche i controlli, si tratta di uno dei pochissimi disciplinari (forse l’unico) che lega in maniera indissolubile il prodotto con la razza e l’alimentazione. La razza non potrebbe che vivere in zone di montagna, deve poter andare in alpeggio, deve avere le caratteristiche per vivere nel suo territorio ma produce la metà ( anche meno) del latte rispetto ad una qualunque altra razza da latte che vive nella pianura padana, ma anche solo ai confini piemontesi della nostra regione.
Questo basterebbe già…..se gli allevatori Europei sono strozzati dal prezzo a 25 centesimi ma le loro vacche producono il doppio del latte si capisce come i 50 centesimi della Valle d’Aosta non siano certo il tesoro che sembra, ma mettono i nostri allevatori esattamente sullo stesso piano di tutti gli altri, visto che allevare una vacca dovrebbe costare – più o meno uguale – per tutti. Ma ciò non è vero, possiamo certamente affermare - per la verità non lo affermiamo noi ma l’Istituto Nazionale di Economia Agraria – che i costi di produzione del latte, nella nostra regione sono – in assoluto – i più alti d’Italia. L’INEA, appunto, stima ( dati riportati nell’ultimo PSR ) in 73 cent/kg il costo a carico dei produttori……..sempre più facile fare i conti !
La stasi del mercato
L’ultimo elemento che citavo è la stasi del mercato: il prezzo della Fontina liquidato ai produttori era di 12.000 lire nel 1996 che equivalgono a euro 6,19. Nel 2007 il prezzo era di 6,38 euro. Una differenza di 0,19 centesimi in 10 anni ! La Cooperativa, con grandi sforzi, è riuscita a portare il prezzo del 2008 a 7,13 ma l’incidenza sul decennio è (purtroppo) pressoché irrilevante.
Diciannove centesimi al chilo di Fontina in dieci anni vuol dire 0,02 centesimi al litro di latte dopo dieci anni !
Quanto sono aumentati – dal 1996 al 2007 – i costi ? e, in ultimo quanto pagava nel 1996 il consumatore per il miglior latte alimentare che trovava sul mercato ? 900….1.000 lire ? oggi anche un euro e sessanta, che sono circa 3.100 lire ! ……...Capito “perché ?”
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
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