25 gennaio 2013

Giusto Giovannetti (#CentroColtureSperimentali): «la #Microbiologia rende più sano il nostro cibo»

Giusto Giovannetti
Questa settimana ad essere intervistato è Giusto Giovannetti, Amministratore delegato della Centro Colture sperimentali, 61 anni, biologo, esperto di microbiologia della radice, che ci spiegherà i nuovissimi sviluppi della sua azienda: la Centro colture sperimentali di Quart. Nonché vincitore del mio sondaggio per stabilire il miglior imprenditore valdostano del 2012. 

La sua azienda dal 2006 opera in un settore molto particolare quello della microbiologia. Proviamo a spiegare agli ascoltatori in cosa consistono i vostri prodotti?
Noi ci occupiamo da parecchi anni di biomi. Bioma è un termine tecnico-scientifico per dire un complesso, un consorzio di micro-organismi che vive in una particolare situazione. I microorganismi sono parte della nostra vita, parte del nostro corpo, parte del vivente, parte integrante nel senso che interagiscono con le piante, con l’uomo, ma soprattutto interagiscono anche a livello di espressione genica sia delle piante che dell’uomo. Sono importanti  per il metabolismo delle sostanze, per la difesa, per la vita. I microrganismi di cui ci occupiamo sono quelli che stanno tra zero e un millimetro appiccicati alle radici delle piante, cioè di quelli che si occupano soprattutto dell’assimilazione della pianta. Però questi stessi microrganismi finiscono sul cibo, cioè sui frutti delle piante coltivate e nell’intestino e fanno parte di quello che è il “turismo intestinale” dei microrganismi. Noi abbiamo ogni giorno il nostro intestino attraversato da milioni e milioni di microrganismi che occasionalmente passano ed escono.

Nel concreto cosa fanno?
Spezzano le sostanze che entrano nel tubo intestinale e le rendono assimilabili all’intestino, poi di trasformazione. Questo vale per la pianta e per l’uomo.

I vostri prodotti quindi in cosa consistono?
Noi abbiamo preso i microorganismi che vivevano sulla pianta, li abbiamo selezionati, riprodotti in condizioni artificiali e li rimettiamo vicino alle piante al momento della semina, al momento dei trapianti. In questo modo creiamo la situazione di bontà microbiologica della pianta e la pianta funziona complessivamente molto meglio. Produce di più. Resiste meglio agli stress idrici. Resiste meglio agli stress biotici e abiotici, cioè tutti gli stress che possono capitare ad una pianta. Risultato hai più produzione, migliore qualità del prodotto e miglior bioma della pianta.

Il tutto è naturale…
Sì. Il nostro intervento si limita alla selezione dei ceppi. Noi operiamo assolutamente nel biologico. Sono prodotti che arrivano dalla natura e che rimettiamo nella natura.

Voi siete possessori di un brevetto europeo? Una rarità in Valle ma anche nel panorama italiano?
Noi abbiamo brevettato l’uso di questi microrganismi nelle piante per avere una migliore qualità del prodotto finito, cioè andiamo a misurare gli antiossidanti nella filiera di prodotti ottenuti e dimostriamo che la quantità è in genere del 30% superiore a quella dei prodotti coltivati con i metodi tradizionali.

Può darci un po' di numeri della vostra azienda: dipendenti, fatturati, quantitativi di produzione?
Noi abbiamo una dozzina di dipendenti, compreso l’amministratore. La società è divisa in due grossi blocchi: ricerca e produzione. Abbiamo un mercato che fino ad oggi è stato nazionale, ma che con il nuovo anno sarà parimenti internazionale. Stiamo chiudendo dei contratti in Perù, Brasile, Algeria, Cipro e Armenia. Il prossimo anno gran parte delle nostre vendite saranno perciò all’estero.

Quante tipologie di prodotto propone la Centro Colture Sperimentali?
Noi abbiamo una ventina di prodotti caratterizzati dal tipo di pianta e dal tipo di applicazione. Il prodotto è sempre uno, cioè il consorzio di microorganismi da porre sulle radici della pianta. Però a seconda della pianta e dello scopo che si vuole ottenere cambia l formulazione del prodotto e il tipo di ceppi di microrganismi che mettiamo dentro. In Valle ad esempio noi abbiamo lavorato parecchi anni sulla difesa dalla peronospera della vite operando su un consorzio microbico da mettere alla radice che induce nella pianta una sovraesposizione del gene che dà resistenza alla pianta. Quindi non lavoriamo contro la peronospera. E’ un approccio diverso da quello normalmente utilizzato. E’ un approccio completamente rispettoso dell’ambiente perché non inseriamo prodotti chimici e che quest’anno abbiamo condiviso con alcune aziende della Valle. E abbiamo anche fatto un progetto che ci auguriamo si approvato per approfondire ancora di più questo tipo di tecnologia nella viticoltura.

Può farci qualche esempio di cliente?
A livello internazionale noi faremo molto con il mais in quanto è la pianta più coltivata al mondo. Con il nostro prodotto assicuriamo un incremento del 10% sulla granella, del 20% sulla pianta intera che è tantissimo. Normalmente con la selezione genetica fatta dalle multinazionali della chimica, dei semi, si arriva allo 0,3% all’anno di incremento. Questo ci permette di entrare nelle coltivazioni molto meccanizzate come il mais appunto

Come il dialogo con il territorio regionale? Intendo enti locali, associazioni di categoria...
Buono. Il territorio regionale è molto attento, magari un po’ conservatore, però piano piano stiamo entrando sul mercato. E’ un territorio che ha bisogno di tempi lunghi per accettarti, per entrare in una logica innovativa, però poi si cammina.

Del resto il settore in cui voi operate è appena avviato…
Completamente nuovo. Di conseguenza si tratta anche di vincere le resistenze di una cultura di 50 anni che andava in un’altra direzione.

Il vostro settore è al riparo dalla crisi?
In un certo senso sì perché è un settore innovativo. Noi abbiamo una nicchia che sta crescendo e diventando sempre più importante. La crisi colpisce tutti. Ma i settori in sviluppo un po’ meno.

Una novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda…
Noi abbiamo sempre lavorato in questi dieci anni con l’obiettivo di dimostrare che i microrganismi positivi per la pianta lo erano anche per l’uomo. Siamo sempre stati convinti che i microrganismi che popolano il nostro intestino arrivino da ciò che mangiamo. Può apparire una banalità ma in realtà non è così. E allora abbiamo lavorato con il Cnr e mettendo i nostri microrganismi in un sistema di ricerca sperimentale accettato, quello sui ratti, abbiamo dimostrato che inoculando i nostri microorganismi su ratti che avevano subito una dieta iperglicidica, cioè avevano l’osteotosi del fegato, per capirci il fegato grasso, con i nostri microrganismi sono tornati normali con un significativo abbattimento del colesterolo, il che è una splendida notizia.

Un sogno imprenditoriale da realizzare…
Vorrei che questo tipo di metodologia sia usato in ampie zone dell’agricoltura e che un domani si tenga sempre più bene in vista l’importanza della componente microbica nel cibo.

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