Giusto Giovannetti |
La sua azienda dal 2006 opera in un
settore molto particolare quello della microbiologia. Proviamo a spiegare agli
ascoltatori in cosa consistono i vostri prodotti?
Noi
ci occupiamo da parecchi anni di biomi. Bioma è un termine tecnico-scientifico
per dire un complesso, un consorzio di micro-organismi che vive in una particolare
situazione. I microorganismi sono parte della nostra vita, parte del nostro
corpo, parte del vivente, parte integrante nel senso che interagiscono con le
piante, con l’uomo, ma soprattutto interagiscono anche a livello di espressione
genica sia delle piante che dell’uomo. Sono importanti per il metabolismo delle sostanze, per la
difesa, per la vita. I microrganismi di cui ci occupiamo sono quelli che stanno
tra zero e un millimetro appiccicati alle radici delle piante, cioè di quelli
che si occupano soprattutto dell’assimilazione della pianta. Però questi stessi
microrganismi finiscono sul cibo, cioè sui frutti delle piante coltivate e nell’intestino
e fanno parte di quello che è il “turismo intestinale” dei microrganismi. Noi
abbiamo ogni giorno il nostro intestino attraversato da milioni e milioni di
microrganismi che occasionalmente passano ed escono.
Nel
concreto cosa fanno?
Spezzano
le sostanze che entrano nel tubo intestinale e le rendono assimilabili all’intestino,
poi di trasformazione. Questo vale per la pianta e per l’uomo.
I
vostri prodotti quindi in cosa consistono?
Noi
abbiamo preso i microorganismi che vivevano sulla pianta, li abbiamo
selezionati, riprodotti in condizioni artificiali e li rimettiamo vicino alle
piante al momento della semina, al momento dei trapianti. In questo modo
creiamo la situazione di bontà microbiologica della pianta e la pianta funziona
complessivamente molto meglio. Produce di più. Resiste meglio agli stress
idrici. Resiste meglio agli stress biotici e abiotici, cioè tutti gli stress
che possono capitare ad una pianta. Risultato hai più produzione, migliore
qualità del prodotto e miglior bioma della pianta.
Il
tutto è naturale…
Sì.
Il nostro intervento si limita alla selezione dei ceppi. Noi operiamo assolutamente
nel biologico. Sono prodotti che arrivano dalla natura e che rimettiamo nella
natura.
Voi
siete possessori di un brevetto europeo? Una rarità in Valle ma anche nel
panorama italiano?
Noi
abbiamo brevettato l’uso di questi microrganismi nelle piante per avere una migliore
qualità del prodotto finito, cioè andiamo a misurare gli antiossidanti nella
filiera di prodotti ottenuti e dimostriamo che la quantità è in genere del 30%
superiore a quella dei prodotti coltivati con i metodi tradizionali.
Può
darci un po' di numeri della vostra azienda: dipendenti, fatturati,
quantitativi di produzione?
Noi
abbiamo una dozzina di dipendenti, compreso l’amministratore. La società è
divisa in due grossi blocchi: ricerca e produzione. Abbiamo un mercato che fino
ad oggi è stato nazionale, ma che con il nuovo anno sarà parimenti
internazionale. Stiamo chiudendo dei contratti in Perù, Brasile, Algeria, Cipro
e Armenia. Il prossimo anno gran parte delle nostre vendite saranno perciò all’estero.
Quante
tipologie di prodotto propone la Centro Colture Sperimentali?
Noi
abbiamo una ventina di prodotti caratterizzati dal tipo di pianta e dal tipo di
applicazione. Il prodotto è sempre uno, cioè il consorzio di microorganismi da
porre sulle radici della pianta. Però a seconda della pianta e dello scopo che
si vuole ottenere cambia l formulazione del prodotto e il tipo di ceppi di
microrganismi che mettiamo dentro. In Valle ad esempio noi abbiamo lavorato
parecchi anni sulla difesa dalla peronospera della vite operando su un consorzio
microbico da mettere alla radice che induce nella pianta una sovraesposizione
del gene che dà resistenza alla pianta. Quindi non lavoriamo contro la peronospera.
E’ un approccio diverso da quello normalmente utilizzato. E’ un approccio completamente
rispettoso dell’ambiente perché non inseriamo prodotti chimici e che quest’anno
abbiamo condiviso con alcune aziende della Valle. E abbiamo anche fatto un
progetto che ci auguriamo si approvato per approfondire ancora di più questo
tipo di tecnologia nella viticoltura.
Può
farci qualche esempio di cliente?
A
livello internazionale noi faremo molto con il mais in quanto è la pianta più
coltivata al mondo. Con il nostro prodotto assicuriamo un incremento del 10%
sulla granella, del 20% sulla pianta intera che è tantissimo. Normalmente con
la selezione genetica fatta dalle multinazionali della chimica, dei semi, si
arriva allo 0,3% all’anno di incremento. Questo ci permette di entrare nelle
coltivazioni molto meccanizzate come il mais appunto
Come
il dialogo con il territorio regionale? Intendo enti locali, associazioni di
categoria...
Buono.
Il territorio regionale è molto attento, magari un po’ conservatore, però piano
piano stiamo entrando sul mercato. E’ un territorio che ha bisogno di tempi
lunghi per accettarti, per entrare in una logica innovativa, però poi si
cammina.
Del
resto il settore in cui voi operate è appena avviato…
Completamente
nuovo. Di conseguenza si tratta anche di vincere le resistenze di una cultura di
50 anni che andava in un’altra direzione.
Il
vostro settore è al riparo dalla crisi?
In
un certo senso sì perché è un settore innovativo. Noi abbiamo una nicchia che
sta crescendo e diventando sempre più importante. La crisi colpisce tutti. Ma i
settori in sviluppo un po’ meno.
Una
novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda…
Noi
abbiamo sempre lavorato in questi dieci anni con l’obiettivo di dimostrare che
i microrganismi positivi per la pianta lo erano anche per l’uomo. Siamo sempre
stati convinti che i microrganismi che popolano il nostro intestino arrivino da
ciò che mangiamo. Può apparire una banalità ma in realtà non è così. E allora
abbiamo lavorato con il Cnr e mettendo i nostri microrganismi in un sistema di
ricerca sperimentale accettato, quello sui ratti, abbiamo dimostrato che
inoculando i nostri microorganismi su ratti che avevano subito una dieta
iperglicidica, cioè avevano l’osteotosi del fegato, per capirci il fegato
grasso, con i nostri microrganismi sono tornati normali con un significativo
abbattimento del colesterolo, il che è una splendida notizia.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare…
Vorrei
che questo tipo di metodologia sia usato in ampie zone dell’agricoltura e che
un domani si tenga sempre più bene in vista l’importanza della componente microbica
nel cibo.
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