Questa
settimana proponiamo l'intervista all'avvocato
Gianfranco Sapia che
interviene sul tema della responsabilità aziendale.
Che
cos’è il decreto legislativo n. 231/2001 ?
Fino al 2001 nel nostro ordinamento non erano previste forme di responsabilità diretta per gli enti in caso di commissione di reati. Se venivano commessi reati nell’interesse dell’ente - ad esempio il pagamento di tangente per ottenere l’aggiudicazione di un appalto ad una società ne rispondevano le persone fisiche che commettevano il reato ma non l’ente. L’esigenza di punire anche le società e gli enti che ricavavano vantaggio dai reati commessi da dirigenti, dipendenti o collaboratori ha portato quindi all’adozione del Decreto Legislativo n. 231 del 2001 che appunto colpisce direttamente enti e società nel caso in cui siano commessi dei reati. Se il reato è commesso da una persona fisica all’interno dell’ente o della società la responsabilità del reato ricade anche sull’ente che può essere sottoposto a gravi sanzioni, salvo che possa dimostrare di avere fatto tutto il possibile, adottando un modello organizzativo idoneo a prevenire i reati, per ridurre al minimo la commissione di reati.
Chi
sono i soggetti destinatari del decreto?Fino al 2001 nel nostro ordinamento non erano previste forme di responsabilità diretta per gli enti in caso di commissione di reati. Se venivano commessi reati nell’interesse dell’ente - ad esempio il pagamento di tangente per ottenere l’aggiudicazione di un appalto ad una società ne rispondevano le persone fisiche che commettevano il reato ma non l’ente. L’esigenza di punire anche le società e gli enti che ricavavano vantaggio dai reati commessi da dirigenti, dipendenti o collaboratori ha portato quindi all’adozione del Decreto Legislativo n. 231 del 2001 che appunto colpisce direttamente enti e società nel caso in cui siano commessi dei reati. Se il reato è commesso da una persona fisica all’interno dell’ente o della società la responsabilità del reato ricade anche sull’ente che può essere sottoposto a gravi sanzioni, salvo che possa dimostrare di avere fatto tutto il possibile, adottando un modello organizzativo idoneo a prevenire i reati, per ridurre al minimo la commissione di reati.
Il decreto si applica agli enti forniti di personalità giuridica e alle società e associazioni anche prive di personalità giuridica, quindi, per fare alcuni esempi alle Spa, alle Srl, ma anche alle Snc, alle Sas, alle associazioni, alle cooperative, alle fondazioni, agli enti economici sia privati che pubblici. La normativa non si applica invece allo Stato, agli enti territoriali, agli altri enti pubblici non economici o che svolgono funzioni di rilievo costituzionale.
Quali sono i reati rilevanti per il decreto ?
La lista dei reati è lunga. Tra i principali possiamo citare ad esempio, suddividendoli in macro-categorie: I delitti contro la pubblica amministrazione tra cui rientrano, ad esempio, la corruzione, la truffa ai danni dello Stato; i delitti contro la fede pubblica; i reati societari; i reati di ricettazione e riciclaggio; i delitti informatici; i delitti di criminalità organizzata; recentemente sono stati aggiunti anche i reati ambientali ed inquinamento del mare da parte delle navi e all’impiego di lavoratori stranieri irregolari. Tra i reati che vale la pena di citare anche per l’incidenza che possono avere nella realtà aziendale quelli derivanti dalla violazione della normativa sulla Sicurezza del lavoro, quali ad esempio l’ omicidio colposo e le lesioni colpose gravi o gravissime, commessi in violazione delle norme sul lavoro.
In pratica con questo decreto l'azienda ha una responsabilità diretta. Cosa che prima non c'era?
C'è una responsabilità diretta che può essere esclusa se si è adottato un modello organizzativo.
Quali sono le sanzioni previste?
Le sanzioni previste sono varie: vi può essere la sanzione pecuniaria; le sanzioni interdittive; addirittura la confisca e normalmente è ordinata la pubblicazione della sentenza su giornali in genere di rilevanza nazionale. Le sanzioni pecuniarie possono essere molto ingenti. Vengono applicate secondo un sistema particolare di quote e possono variare da un minimo di 25.800,00 € ad un massimo di circa 1.549.000 €, salvo eventuali riduzioni. Le sanzioni interdittive possono essere, per esempio: l’interdizione dall’esercizio dell’attività'; la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni; il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione; l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi e il divieto di pubblicizzare beni o servizi.
Che cosa può fare una società per non incorrere nelle sanzioni?
In generale lo stesso decreto esclude la responsabilità dell’ente nel caso in cui l'ente stesso, prima della commissione del reato , abbia adottato ed applicato un «Modello di organizzazione e gestione» idoneo a prevenire la commissione di reati ed abbia affidato ad un apposito organismo autonomo, l’organismo di vigilanza per l’appunto, i compiti di vigilanza e controllo. La questione è complessa. In particolare il decreto distingue, ai fini dell’esonero della responsabilità dell’ente, a seconda che si tratti di reati commessi da ”soggetti in posizione apicale” (gli amministratori per esempio) oppure da “sottoposti” richiedendo, a seconda dei casi, specifici adempimenti e prescrizioni.
Cosa succede agli enti e agli amministratori che non adottano il modello?
L’adozione del modello è altamente consigliata per gli enti, siccome esso, se idoneo e correttamente applicato, può esonerare l’ente da responsabilità in caso di commissione di reati. Quanto agli amministratori, si ritiene che gli amministratori potranno evitare la responsabilità civile da parte dei soci per i danni causati alla società, solo se si sia adottato ed efficacemente attuando un modello di organizzazione e gestione come previsto dal decreto.
L’esistenza di questo modello è necessaria per partecipare agli appalti pubblici?
Il nuovo Codice degli appalti stabilisce che nei contratti di servizi e forniture oggetto di appalto, l'importo della garanzia e del suo eventuale rinnovo è ridotto del 30% per quelle imprese, quelle società, quegli operatori economici in possesso di un rating di legalità o attestazione del modello organizzativo, ai sensi del decreto legislativo 231/2001. E' interessante perché si capisce che si è voluto creare da parte del legislatore una corsia preferenziale per quelle Imprese che dimostrano di aver scelto una strada di trasparenza, di ottimizzazione dei sistemi interni di controllo e di compliance. E tutto questo conferma che è opportuno e conveniente per le imprese, e questa convenienza è avallata dal legislatore, munirsi ed applicare un idoneo modello organizzativo.
Cosa deve prevedere un modello organizzativo?
Il Modello di organizzazione, gestione e controllo deve tenere in considerazione tutte le regole e le procedure organizzative dell’ente dirette a prevenire la commissione dei reati. Esso, quindi, deve essere studiato caso per caso, attraverso un approfondito esame dell’organizzazione aziendale, dell'oggetto dell'attività aziendale e delle responsabilità correlate al tipo di attività dei soggetti che operano all’interno dell’ente, al fine di identificare le maggiori aree di rischio. Dopo che è compiuto questo esame preliminare viene redatto il Modello Organizzativo vero e proprio, che introduce o integra i processi e le procedure per la formazione e l’attuazione delle decisioni aziendali alle quali l’ente ed i soggetti che operano al suo interno devono adeguarsi per evitare che vengano commessi reati. Il modello organizzativo deve essere attuato in maniera efficace. Per fare questo è necessario che vengano previste anche delle risorse finanziarie e di spesa per la sua concreta attuazione e che vengano stabilite delle misure disciplinari e sanzionatorie a carico dei soggetti che violino le prescrizioni previste nel modello. Il modello è affiancato dal codice etico che è un documento aziendale nel quale sono indicati i diritti, i doveri e le responsabilità e che mira a promuovere o vietare alcuni comportamenti che non corrispondano all’etica cui si ispira l’ente. Deve anche essere istituito un Organismo di Vigilanza che è in generale quell’organismo, indipendente, ed autonomo dalla proprietà e dirigenza, cui spetta vigilare sul corretto funzionamento e sull’osservanza del Modello e di proporre eventuali aggiornamenti di esso, anche in conseguenza delle segnalazioni e indicazioni ricevute da tutti i destinatari del Modello.
In sintesi, quali sono i vantaggi che derivano dall’adozione del modello organizzativo e dal rispetto del decreto?
Alcuni li abbiamo già visti. L’adozione del Modello 231 apporta considerevoli vantaggi diretti per l’ente come ad esempio l’esonero da responsabilità in capo all’ente, ma anche indiretti siccome, per esempio, l’adozione del Modello costringe a rivedere i processi e quindi favorisce l’individuazione delle inefficienze dei processi aziendali e comporta quindi l’adozione di buone pratiche aziendali ed al miglioramento di tutta l’organizzazione aziendale. Inoltre l’adozione di un modello organizzativo e la sua corretta applicazione può essere di importanza strategica per gli enti che vogliono valorizzare l’immagine di un’azienda che opera all’insegna della trasparenza e legalità.
Questo modello organizzativo è il risultato del lavoro di più professionisti…
Il modello ha una sua complessità. Per fare un buon modello occorre lavorare sui processi aziendali, sull'aspetto di prevenzione dei reati e anche sulla sicurezza del lavoro. Un buon modello nasce dal contributo del legale, dell'ingegnere, del professionista d'azienda, dell'esperto della normativa sul lavoro.
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