22 febbraio 2019

#Grandangolo sulle #Professioni in Valle d'Aosta: Gli #Assistentisociali

Identikit degli Assistenti Sociali

Iscritti totali anno 2018: 83
Composizione del Consiglio Direttivo
Presidente: Anna Jacquemet
Vice Presidente: Sofia Lanzavecchia
Segretario: Floriana Battistioli
Tesoriere: Barbara Griva
Consiglieri: Paola Gamba, Marta Simonato, Maria Luisa Traversa
Trend: Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti si prevede: la nostra Regione mantiene un trend
di iscritti abbastanza regolare. A fronte di una media di 6/7 iscritti all'anno ci sono numeri simili di
colleghe che si cancellano in quanto cessano attività lavorativa.
E-Mail: oasvda@gmail.com
Sito internet: www.oasvda.com

Intervista alla Presidente Anna Jacquemet

Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Il servizio sociale è una professione di cambiamento e anche di accompagnamento delle persone
Anna Jacquemet
in difficoltà. Questo fa sì che la nostra sia una professione abituata a lavorare con persone in difficoltà
e soprattutto con altre figure professionali con lo scopo di contenere il danno. Una problematica emergente nella nostre regione è che sempre più, a causa della contrazione di risorse non
solo economiche ma anche professionali, mancano professionisti, operatori nei vari servizi per cui il lavoro di équipe è messo in difficoltà. Nella nostra regione si registra poi una instabilità politica
che non ci facilita. Una altra problematica emersa a livello nazionale grazie ad un grosso lavoro da
parte del Consiglio Nazionale riguarda l'aggressività nei confronti degli operatori. Si tratta purtroppo
di un fattore emerso attraverso questa ricerca svolta nel 2017 e che ha coinvolto 20000 assistenti sociali su tutto il territorio italiano, circa la metà degli iscritti. Questa ricerca ha preso in considerazione sia la violenza verbale, cioè minacce, che quella fisica, cioè aggressioni verbali e  ntimidazioni, ed è particolarmente significativo che rispetto a quella verbale l'88,2% delle colleghe ha
rilevato questa problematica almeno una volta nella propria carriera professionale. Per fortuna i dati
su quella fisica sono più bassi anche se rasentano comunque il 16%. 872 intervistati hanno dichiarato
che in tali eventi l’aggressore ha utilizzato un oggetto o un’arma.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
La nostra regione sino ad ora ha sempre avuto buone possibilità di sbocco lavorativo; negli ultimi anni sono stati assunti nuovi assistenti sociali, dopo anni di precariato. La stabilizzazione del personale è fondamentale per garantire continuità nei servizi. Da poco tempo è stato bandito un concorso dalla Società di Servizi e la graduatoria è già in esaurimento.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Gran parte degli iscritti lavorano alle dipendenze dell'ente pubblico. In altre regioni, per esempio la
Lombardia, il Veneto e la Calabria, in maniera abbastanza significativa, iniziano ad esserci parecchie
colleghe che lavorano come libere professioniste sia in studi associati con altre colleghe, in particolare rispetto ad aspetti di formazione, oppure presso l'Università come docenti o ricercatori, o anche nel settore della mediazione, ad esempio durante le separazioni famigliari, che in questi anni sono aumentate. Nella nostra regione abbiamo colleghe che non lavorano in ambito pubblico ma come responsabili delle cooperative sociali o in altre attività sempre però nell'ambito del servizio sociale.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Nel 2018, proprio in relazione alla ricerca sull'aggressività di cui abbiamo detto prima, abbiamo  vuto
una Giornata formativa con assistenti sociali di altre regioni per confrontarci su eventuali strategie
per affrontarla. Abbiamo organizzato come tutti gli anni, il 19 marzo, il World Social Work Day che ci ha visti impegnati in un lavoro con le scuole superiori dell'area sociale sull'immagine dell'assistente sociale in quanto è una problematica sempre più critica. Spesso l'assistente sociale è individuata come la figura che porta via i bambini. Abbiamo anche costituito a livello regionale una commissione ad hoc. L'anno scorso abbiamo anche dato il patrocinio a un evento formativo in collaborazione con il Centro donne contro la violenza dedicato alla tematica della violenza di genere. Lavoriamo anche a livello interno con un metodo che si chiama dell'altervisione. Questo metodo affronta le tematiche
specifiche del servizio sociale come sostegno ed accompagnamento. Consiste nell’allestimento di
uno spazio di confronto e di riflessivita intraprofessionale riconoscibile e legittimato (un tempo, un
luogo, un gruppo, un metodo) per gli assistenti sociali e per l’organizzazione in cui lavorano, come
opportunità di accrescimento delle competenze già presenti. L’adozione del metodo dell’Altervisione consente di fare emergere, rendere evidente e fruibile a più professionisti la competenza professionale di ciascuno, spesso implicita e raramente condivisa, rendendola patrimonio incrementabile nell'organizzazione (know-how) e confrontabile tra colleghi, anche di altre identità professionali.
Nel 2019 avremmo intenzione di proseguire con il metodo dell'altervisione prevedendo anche un
confronto con il Professor Gui dell'universita di Trieste, uno dei massimi esperti a livello nazionale sul metodo cogliendo anche l'occasione per presentare il suo libro sull'argomento. Nel prossimo consiglio si valuterà anche l'organizzazione di un evento formativo relativo alla giornata del WSWD che quest'anno affronta la tematica della promozione delle relazioni umane.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
È una professione complessa che richiede un tempo e un pensiero e soprattutto una capacità di esser pronti a camminare a fianco di persone che per svariati motivi si trovano in situazioni di fragilità economica, relazionale, sociale, sanitaria e con loro condividere la fatica, in termini positivi e negativi, del cambiamento. Come dicevo la nostra è una professione complessa che, se affrontata con professionalità e preparazione, riesce anche a regalare momenti di grande soddisfazione. È una professione che può interessare molto i giovani.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
Al momento attuale non sono state rilevate problematiche in tal senso tenuto anche conto del fatto
che la quasi totalità dei colleghi andati in pensione negli ultimi anni era dipendenti pubblici e quindi
con tutte le regole pensionistiche previste per tale categoria.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì, come?
È entrato sia come Ordine professionale, in quanto dobbiamo in termini di trasparenza rendere visibile ciò che facciamo: abbiamo pertanto un sito istituzionale, che stiamo migliorando per renderlo più accessibile. Più a livello operativo tutte le colleghe hanno in dotazione una cartella sociale informatizzata che consente loro una registrazione più puntuale e un mantenimento dei dati più significativo. La comunicazione della professione vorrebbe essere un punto di forza non solo nella nostra Regione, ma seguendo le indicazioni del nostro Consiglio Nazionale, una voce per le persone e le situazioni più fragili… una voce che passa anche attraverso il mondo digitale. Pur con le dovute attenzioni e restrizioni legate all’obbligo del rispetto della privacy di coloro con cui lavoriamo, il cosiddetto segreto professionale e al rispetto del segreto d’ufficio previsti dal nostro Codice deontologico. Infatti a tale proposito è in corso di revisione il codice deontologico (l’ultima stesura
risale al 2009) e proprio recentemente a Roma si è tenuto un incontro dell'Osservatorio codice
deontologico che ha portato in discussione proprio l'aspetto dei social cercando di individuare all'interno del codice un capitolo che affronti tale tematica.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Il nostro codice deontologico contiene numerosi valori cui la professione deve riferirsi. In questo momento storico in cui emergono sicuramente gravi indicatori di intolleranza e di disuguaglianza
sociale, crediamo che la nostra professione abbia molto da dire. Il nostro codice dice in maniera molto chiara che gli assistenti sociali devono riferirsi in modo particolare ai principi di giustizia, di uguaglianza, di equità sociale ricordandoci continuamente che noi siamo al servizio delle persone indipendentemente dalla loro provenienza, dalla loro cultura, dalla loro estrazione sociale, dalla loro religione, per cercare di svolgere questo ruolo di mediazione nei confronti di questa società che appare sempre più orientata verso atteggiamenti di razzismo. In chiusura ricorderei tre concetti fondamentali: l’umanità, il rispetto della persona umana e, soprattutto, la comprensione reciproca.

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