23 dicembre 2007

Il rapporto Inail 2003-2006 sugli incidenti sul lavoro e sulle malattie professionali - 4

Infortuni mortali
Si tratta di un fenomeno di grande rilevanza sociale che deve essere esaminato con grande attenzione sia per fare emergere gli elementi su cui è possibile agire per favorire una riduzione degli infortuni, sia per porre in stretto collegamento l’evento con l’ambiente di lavoro in cui è avvenuto. In quest’analisi è importante introdurre elementi di valutazione rispetto a possibili cause esterne dovute a fattori non controllabili o a casualità isolando in tale modo gli aspetti su cui è possibile intervenire negli ambienti di lavoro. Prima di procedere alla descrizione e ai commenti sull’andamento quantitativo degli eventi infortunistici mortali in Valle d’Aosta, operazione che ha lo scopo di rendere possibile una migliore conoscenza del fenomeno, è opportuno precisare che è obiettivo e desiderio di ognuno che il rischio di infortuni mortali sia prossimo a zero. L’esame dei dati quantitativi nel periodo 2003-2006 evidenzia un’oscillazione compresa fra un minimo di 2 infortuni mortali nel 2005 e un massimo di 5 infortuni mortali nel 2003 e nel 2006. Nessuno di questi ha colpito la componente femminile. In una realtà di ridotte dimensioni assolute come la Valle d’Aosta, quando si esaminano fenomeni che danno luogo a eventi che non superano nemmeno le decine di unità, incrementi unitari limitati provocano incrementi percentuali amplificati, in pratica si possono verificare con facilità, dal punto di vista dell'analisi statistica, raddoppi o dimezzamenti del fenomeno con un’evidente distorsione dello stesso.
In effetti, negli ultimi quattro anni si è verificato un andamento molto differenziato, che avrebbe dato luogo a
scostamenti percentuali molto elevati, confermando da un lato l’influenza di elementi collegati a casualità e dall’altro
lato l’effetto sulle variazioni annuali di un valore in termini assoluti di dimensioni ridotte. Nella realtà non tutti gli ambienti di lavoro operano in condizioni controllate: in molti casi elementi esterni possono avere un’influenza notevole, come ad esempio l’aumentare della circolazione automobilistica provoca gli infortuni in itinere, che in alcuni casi possono avere, purtroppo, conseguenze molto gravi.
N. EVENTI %
Edilizia 50%
Agricoltura 18,7%
Altre industrie 12,5%
Commercio/Riparazioni 6,2%
Altri servizi 6,2%
Trasporti 6,2%

Anche se si tratta di una sintesi, che non tiene conto del peso occupazionale dei vari settori produttivi, risulta chiara la
situazione di assoluta gravità del settore dell’edilizia, segnali di preoccupazione vengono anche dal settore agricolo, mentre il risultato dell’industria ha una gravità relativamente inferiore se si tiene conto del numero di occupati nel settore. L’esame della breve descrizione delle tipologie di infortunio mortale mette in luce cause su cui bisogna intervenire con misure di prevenzione, protezione e formazione come ad esempio le cadute dall’alto e l’investimento da mezzi in movimento. In un certo numero di casi hanno avuto rilevanza elementi esterni o casuali, come avviene per l’allevatore colpito dal fulmine.
Si vuole segnalare anche un fenomeno che merita ulteriori approfondimenti e vale a dire la tipologia degli infortuni
mortali che hanno coinvolto lavoratori che operavano individualmente oppure in ambienti di lavoro non organizzati per le attività specifiche svolte o comunque in condizioni di provvisorietà ed eccezionalità. Alcuni esempi: il pensionato investito dal trattore agricolo oppure l’artigiano che sale sul tetto per verificare i lavori da preventivare e cade. Il danno irreparabile che l’evento mortale provoca deve spingere tutte le parti coinvolte, istituzioni e parti sociali, ad intensificare i loro sforzi per contrastare questo fenomeno.

Le malattie professionali

Per malattia professionale si intende una patologia che si sviluppa a causa della presenza di fattori nocivi nell’ambiente di lavoro. La conoscenza dell’andamento delle malattie professionali e dell’incidenza delle patologie da lavoro rappresenta un obiettivo primario per intraprendere azioni di prevenzione. L’andamento del numero di malattie professionali segnalate nel 2006 è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2005; le segnalazioni, infatti, sono state 96 a differenza delle 108 del 2005. La prima considerazione rispetto alle denunce del 2005 è che viene confermata la tendenza ad una diminuzione del numero totale di malattie segnalate (96 nel 2006). Di queste 13 casi si riferiscono a rendite ai superstiti di soggetti la cui malattia professionale era già stata riconosciuta in precedenza. Le malattie professionali denunciate hanno avuto come principale organo bersaglio l’apparato uditivo e l’apparato respiratorio. In particolare il numero di ipoacusie (60 casi nel 2006) è rimasto stabile rispetto al 2005 (61 casi) e ha confermato un dimezzamento del numero di segnalazioni rispetto agli anni 2003 e 2004 (rispettivamente 152 e 127 casi). Una seconda considerazione deve essere fatta sull’aumento relativo dei tumori dell’apparato respiratorio (6 casi nel 2006: 4 mesoteliomi e 2 tumori del polmone). Tale dato, già comunque evidente negli ultimi anni, non deve allarmare particolarmente in quanto atteso. Infatti il lungo tempo di latenza (periodo che intercorre tra l’esposizione all’agente causale ed il manifestarsi della patologia tumorale) per questi tipi di tumore è molto elevato, per esempio il mesotelioma ha un tempo di latenza superiore ai 40 anni. Risulta quindi evidente che un’esposizione professionale ad un cancerogeno negli anni sessanta si evidenzia con un aumento di patologie soltanto ora. La terza considerazione va fatta, invece, sulla comparsa nell’anno 2006 di nuove patologie a sospetta causa professionale, mai presenti in passato nell’elenco delle segnalazioni. Se fino a pochi anni fa era l’ipoacusia a rappresentare sostanzialmente l’unica patologia professionale in Valle d’Aosta, ora si assiste ad un maggior ventaglio di malattie denunciate. Questo potrebbe essere un segnale di maggior sensibilità non solo nel ricercare cause o concause lavorative alla genesi della patologia, ma anche nel segnalare patologie a sospetta origine lavorativa fino ad alcuni anni fa poco o per nulla note. (…)

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