6 settembre 2008

Alla scuola di Anselmo. Educare alla fede

Proseguo a proporre i miei fondi pubblicati settimanalmente sul Corriere della Valle d'Aosta.

Domenica 7 settembre, con la celebrazione in Cattedrale, alle 15, della Festa di San Grato, inizia il nuovo anno pastorale. Il Vescovo di Aosta, Mons. Giuseppe Anfossi, consegnerà al termine della celebrazioni la sua nuova lettera pastorale dal titolo «Alla scuola di Anselmo. Educare alla fede». Il testo integrale della lettera sarà come sempre pubblicato sul Corriere della Valle in modo da favorirne la più ampia diffusione possibile. Tema della lettera sarà l’iniziazione cristiana sviluppata alla luce dell’insegnamento di Sant’Anselmo d’Aosta di cui ci prepariamo nel 2009 a celebrare l’anniversario dei 900 anni della morte. Nell’approfondire la figura di Anselmo come educatore sono rimasto sempre colpito dal fatto che il tema dell’educazione alla libertà si coniughi strettamente con quello della verità e della rettitudine. La libertà è la volontà costituita nella verità, la quale – verità – trova a sua volta, nella rettitudine la sua risorsa e il criterio della sua autenticità. Il libero arbitrio per Anselmo, ci ricorda Inos Biffi nel volume «Anselmo d’Aosta, educatore europeo», dedicato al Convegno che si svolse a Saint-Vincent nel 2002, è il «poter serbare la rettitudine della volontà per amore della rettitudine in sé stessa». Il poter uscire dai cardini della rettitudine non è, quindi, una perfezione, per Anselmo, ma una imperfezione, il segno di una limitatezza e di una carenza. Viene da pensare al giogo leggero di cui ci parla il Vangelo in merito al quale Mons. Anfossi, sabato scorso, in occasione della posa del Cristo delle vette sul monte Balmenhorn evidenziava come lo stesso Vangelo ci ricordi «il valore delle regole: non sono peso o giogo inutile, ma mezzo di difesa e garanzia di riuscita di ogni opera difficile che l’uomo si propone». «La montagna è anche sfida – ha detto Mons. Anfossi – e richiede regole di sicurezza ed esperienza trasmessa da chi ha mestiere, come la guida o l’istruttore militare di professione». E così l’arte dell’educare, il ruolo dell’educatore, richiede anche mestiere, preparazione, passione. E credo anche, per la mia modesta conoscenza del pensiero del dottore della Chiesa, che richieda soprattutto preghiera, capacità di porsi davanti a Dio. Mi piace concludere ancora con le parole di Biffi. «Le raccolte delle Orationes et Meditationes, avidamente richieste e largamente usate, hanno contribuito a rendere il medioevo orante, così come le altre sue opere furono prezioso coefficiente per rendere il medioevo critico e pensante e, possiamo aggiungere, “coscienzioso”».
Da qui, anche oggi, si deve ripartire.

4 commenti:

Tenebrae on 6 settembre 2008 alle ore 12:43 ha detto...

molto interessante l'articolo... apre mille riflessioni... prima tra tutte come il concetto di "rettitudine" cambi decisamente col passare del tempo...

l'idea è valida in tutti i campi direi, nell'etica come nella politica, nel lavoro, o nella vita di tutti... Confucio fece suo concetto, come molti altri grandi pensatori...

ma ripeto che a mio avviso si travisa molto quando si parla di rettitudine, un uomo con due mogli è amorale nella nostra società e non in altre, uccidere in guerra è premiato e farlo per conto proprio è un crimine... sono esempi estremi chiaramente, ma che chiariscono cosa voglio dire..

ciao fabrizio, ho aggiunto il tuo blog all'elenco di quelli che mi linkano

ImpresaVda on 6 settembre 2008 alle ore 14:28 ha detto...

Più che una riflessione sull'etica, il mio post vuole porre l'attenzione sul tema dell'educare, una dimensione che oggi la nostra società mal accetta e non soltanto in merito alla dimensione religiosa che, come avrai perfettamente capito, è lo scenario in cui mi oriento. Oggi l'imperativo categorico è «faccio ciò che voglio». Molto diverso dall'affermazione di Sant'Agostino «Ama e fa ciò che vuoi». E l'amore comunque ci deve essere trasmesso da qualcuno, sia che si tratti di una dimensione verticale che orizzontale. Una trasmissione che è prima di tutto esperienza di amore: fraterna, paterna, famigliare, divina. Se questo avviene nella verità la coscienza sarà pronta anche ad attraversare i momenti più oscuri senza smarrirsi.

Anonimo ha detto...

Cosa c'entra questo con il mondo delle imprese valdostane?

ImpresaVda on 6 settembre 2008 alle ore 20:16 ha detto...

Domanda corretta. Oltre ad occuparmi di economia sono anche direttore del Corriere della Valle d'Aosta che è il settimanale della diocesi. Da un po' di tempo pubblico nel mio blog anche gli editoriali del Corriere (cliccate la voce "i miei fondi sul Corriere) che non sempre sono di materia economica o politica. Spesso lo preciso nell'incipit, per gli eventuali visitatori provenienti da fuori Valle, questa volta non l'ho fatto. Mea culpa. Comunque un po' di spiritualità anche nel mondo dell'imprenditoria non guasta.

 

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