17 dicembre 2008

Energie rinnovabili: una vocazione tutta valdostana

Ieri sul Sole 24 Ore è stato pubblicato il rapporto Valle d'Aosta. Chi legge il quotidiano avrà notato che ho collaborato anch'io insieme al collega Domenico Albiero. Un po' di Valle d'Aosta al di fuori dei confini patrii. Di conseguenza i miei articoli trovano anche spazio sul blog. Inizio da quello sul'energia che è stato titolato in una maniera che può ingannare «Da maggio in vetta all'Italia. A Variney nascerà la più grande centrale di rinnovabili del Paese». In realtà la centrale di Variney è sicuramente fortemente innovativa, ma è la più grande per dimensioni all'interno della sua particolare nicchia di fonte rinnovabile di cui leggerete nell'articolo. Vi propongo perciò la versione originale del mio scritto.

La Valle d’Aosta non è mai stata un distretto industriale, ma di certo ha una spiccata vocazione per il settore energetico. Una contingenza logistica, l’enorme potenziale di energia idroelettrica derivante dalle sue acque, che ha incontrato un management preparato sia nel settore pubblico che in quello privato. Nasce ad esempio da una azione di partnership il progetto di impianto di teleriscaldamento al servizio della città di Aosta: 73 milioni spalmati in cinque anni. A costruirlo sarà la neonata Telechauffage Aoste srl (Telcha), società con sede a Châtillon, costituta ad hoc per dare vita all’impianto. Soci in Telcha sono la Compagnia Valdostana delle Acque, partecipata di Finaosta, con una quota del 49 per cento e la Società Energetica Aostana (13,8 milioni di fatturato nel 2007 e 70 dipendenti) e i Fratelli Ronc (circa 14 milioni di fatturato e 55 dipendenti), entrambe con il 25,5%. Cva è indubbiamente il vero dominus del comparto. Nel 2007 ha fatto registrare il suo miglior bilancio dal 2001 con 60,4 milioni di utile netto d’esercizio contro i 54,3 dell’anno precedente (+11,25% rispetto al 2006). Il margine operativo lordo della società ha registrato un incremento, rispetto allo scorso anno, del 7%, attestandosi a quota 145,931 milioni, corrispondenti al 72,8% del valore della produzione. L’utile ante tasse è così passato da 89,59 milioni a 104,653, pari al 52,56% dello stesso valore. Il Gruppo CVA conferma poi, da una parte il piano di investimenti in impianti idroelettrici in Valle d’Aosta per circa 370 milioni di euro entro il 2013, dall’altra l’obiettivo di valutare nuove opportunità di produzione fuori Valle da fonte rinnovabile, anche di natura «non idroelettrica», per ottenere, in cinque anni, un incremento della capacità produttiva di circa 200 milioni di kWh. Ma al di del buono stato di salute delle singole aziende va evidenziato la forte spinta verso l’innovazione manifestata dal settore. A predisporre, ad esempio, la progettazione dell’impianto di teleriscaldamento cittadino è stata Icssea, società del gruppo Sea, che ha già al suo attivo gli impianti di Morgex, San Benedetto del Tronto e Pré-Saint-Didier e sta lavorando ad altri impianti simili in Toscana, Veneto, Piemonte e Basilicata, oltre che Romania. Un’opera illustrata con dovizia di particolari in un volumone di 236 pagine (allegati esclusi) e presentata dai suoi protagonisti come innovativa. «Prima di tutto – osserva l’ingegnere Pietro Giorgio, amministratore delegato di Sea mostrandoci alcune pagine del documento – va evidenziata la diversificazione delle fonti che garantisce l’utilizzo di fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetico e ne fa un unicum a livello italiano. Non è un caso se riceviamo richieste di partnership da tutta Italia per la realizzazione di simili opere. In questo momento stiamo esportando, al di fuori dei confini regionali, il nostro know how». Per la primavera del 2009 è annunciata invece da Lachesi Impianti (6 milioni di fatturato e 60 occupati) - start up nata nell’ottobre 2007 dall’integrazione delle competenze e delle risorse di Ecogas Energia, Sie Service e Lachesi Torino nel campo degli impianti tecnologici e dei dispositivi di monitoraggi - la costruzione e successiva gestione della centrale a trigenerazione di Variney presso la sede della Comunità Montana Grand Combin, un intervento che prevede un investimento di 2,5 milioni di euro. «La grossa novità – spiega l’ad Mauro Papagniè che si tratta di una centrale di produzione termica, elettrica e di refrigerazione alimentata a biomassa con filiera corta, cioè con materiale raccolto nell’arco di settanta chilometri in modo da poter accedere ai certificati verdi». Per i non addetti ai lavori va fatto anche rilevare che questo impianto verrà realizzato attraverso una tecnologia innovativa. «In pratica –precisa Papagni - abbiamo dovuto unire due tecnologie diverse per poter creare questa centrale, dando così vita ad una nuova applicazione. Abbiamo cioè, per la prima volta, unito i motori utilizzati per la produzione di energia elettrica alimentata a biomasse alle torri evaporative in modo da ottimizzare la produzione del termico e garantire il canale di refrigerazione». Una centrale che una volta ultimata sarà la prima in Italia per dimensioni con i suoi 800 Kw termici e 300 Kw elettrici. (Pubblicato sul Sole 24 Ore del 16 dicembre)

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