27 novembre 2009

Zootecnia Valdostana Sottoshock

La Zootecnia Valdostana è sotto shock e con lei il suo prodotto simbolo, la fontina Dop: circa 400mila fontine commercializzate all’anno (416.298 nel 2008)  per un valore di 30 milioni di euro. Una maxi-inchiesta condotta dai Nas di Torino e coordinata dal Pm Pasquale Longarini ha infatti portato all’arresto di 13 persone - due in carcere e 11 ai domiciliari (9 già revocati ndr) - tra allevatori, veterinari e produttori di Fontina. Tre i filoni di indagine: in Svizzera acquistavano sperma per rendere le mucche da combattimento più aggressive, «contaminando» dal punto di vista genealogico razza pezzata nera castana; nel nord Italia compravano foraggio per le bovine da latte destinate alla produzione della Fontina, violando così il disciplinare della Dop, e abbattevano i capi infetti per mantenere il titolo di allevamento indenne da tubercolosi sostituendoli per sottrarli ai controlli e, di fatto, introitando contributi regionali non dovuti.

Le reazioni del mondo politico
Ad appesantire il clima anche il fatto che fra gli arrestati ci sia il presidente regionale dell’Associazione allevatori, Gabriele Viérin, che, peraltro, al momento rifiuta ogni addebito (e mercoledì si è dimesso dalla carica di Presidente ndr). Un fatto che ha subito assunto anche una valenza politica tanto da essere oggetto mercoledì scorso di un’interrogazione a risposta immediata in Consiglio regionale. E che ha portato l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Isabellon a sottolineare come «il sistema di sostegno, da una parte, e di monitoraggio dall’altra, messo in atto dall’Assessorato è vasto e ricopre un settore che oggi comprende oltre 3.000 aziende agricole, delle quali 1.700 di allevamento bovino e ovicaprino». In merito ai dati sull'andamento del risanamento, l'Assessore alla Sanità Albert Lanièce ha poi aggiunto che «al 15 novembre 2009, su 1250 aziende controllate, 16 sono risultate positive, con una prevalenza dell'1,28%, e molto probabilmente siamo al di sotto alla prevalenza dell'anno scorso, che si attestava sul 3%». Critica l’opposizione. «C'è una situazione di emergenza che ci pare voi stiate ignorando. Si utilizzano procedure standardizzate, ma siamo nel mezzo di una bufera, in cui la politica deve intervenire» ha detto Enrico Tibaldi (Pdl).

Le ricadute sul mercato
Fortunatamente l’affaire non ha avuto ricadute di tipo commerciale sull’immagine del prodotto. «Non dimentichiamoci che dal punto di vista della produzione della fontina - osserva il direttore della Cooperativa Produttori di Latte e Fontina Ezio Toscoz - si tratta di un produttore su circa 170. Se qualcuno ha sbagliato è chiaro che deve pagare, ma questo non deve andare a scapito di tutti gli altri. La qualità è diffusa e in continua crescita». Anche i grossisti che normalmente commercializzano sul territorio nazionale la fontina non hanno modificato il loro interesse per il prodotto. «Ci sono state soltanto richieste alcune certificazioni per dimostrare il non coinvolgimento della Cooperativa nella vicenda. Cosa che non ci è stato difficile dimostrare» precisa Toscoz.
Sulla stessa lunghezza d’onda Marcello Panizzi, fondatore nel 2004 della società «Centrale laitière de la Vallée d’Aoste» allo scopo di rilevare dal fallimento la Centrale del latte di Gressan, società costituita nel 1965 dall’Amministrazione regionale. Un’operazione da 400 mila euro per risollevare un’azienda che aveva già messo a dura prova l’Abit Cooperativa produttori latte di Grugliasco (Torino). «Il mercato interno sta reagendo bene. Abbiamo ricevuto qualche telefonata in più da qualche consumatore preoccupato e attraverso una breve nota abbiamo ribadito come la bontà dei prodotti Centrale Laitière Vallèe d’Aoste è ottenuta e garantita durante tutto il percorso, dalla raccolta alla lavorazione, grazie ad attenti controlli e ad una ricerca costante della qualità. Del resto anche quest’anno registreremo una crescita di fatturato rispetto al 2008 intorno a l0%». Consumatori fiduciosi anche al Gros Cidac dove dopo una prima settimana caratterizzata da cali nelle vendita fra gli scaffali del lattiero-caseario la situazione sta tornando alla normalità. «Abbiamo semplicemente notato rispetto al passato - spiegano in reparto - una certa preferenza da parte della clientela per le fontine di alpeggio». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 25 novembre 2009)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa più grave in tutta questa situazione resta, a distanza di due mesi, il silenzio del CONSORZIO che è l'organismo preposto alla tutela della Fontina DOP.
Il garante della qualità della Fontina, dell'assegnazione del marchio e del lavoro dei classificatori è il CONSORZIO, appare strano che non abbia nulla da dire...sa quasi di silenzio omertoso.

 

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