Stefano Celi |
Come è andato il Vinitaly?
E’ andato bene. E’ stato il primo
anno in cui lo abbiamo organizzato come associazione di conseguenza è stata un’esperienza
anche nuova. Abiamo rivoluzionato un po’ il nostro stand ed è pure piaciuta l’immagine
che abbiamo dato e c’è stata una grande affluenza di pubblico sia italiano che
straniero.
Qual è stata l’idea nuova?
Abbiamo cercato di valorizzare il
nostro territorio inserendo gigantografie dove erano presenti i nostri vigneti con
le montagne valdostane di sfondo. La viticoltura di montagna o eroica come si
dice è ciò che ci contraddistingue da altre realtà.
Perché fare l’imprenditore vitivinicolo?
La viticoltura in Valle è sempre
esistita. Prima a livello di autoconsumo
famigliare, negli ultimi decenni ha avuto un grande sviluppo. E’ uno dei nuovi
filoni dell’agricoltura per la nostra regione oltre all’allevamento. E’ un
trend nuovo, giovane, che dà soddisfazioni in quanto molto creativo. In questo momento
il mondo del vino desta molto interesse. Ci sono molti imprenditori giovani con
una visione molto aperta del mondo. In questo momento stiamo girando davvero
tutto il mondo con i nostri prodotti.
Come mai il nome La Source?
Nella barricaia abbiamo una sorgente
che sgorga naturalmente. Ci dona l’umidità necessaria per conservare bene il
vino nelle botti di legno e da lì abbiamo preso il nome.
Numeri di produzione e tipologie di vino?
Adesso abbiamo sei ettari e mezzo di
vigneto per circa 40mila bottiglie suddivise in otto vini diversi: due bianchi,
Chardonnay e Petite Arvine, un rosé, fatto principalmente con del Petit rouge, particolarmente
apprezzato dai turisti francesi, e cinque rossi, Cornalin, Gamay, due Torrette,
una versione base che fa affinamento in
acciaio e una superiore in legno, e il Sirah.
Autoctoni o internazionali? Preferenze?
Entrambi. Però adesso come adesso
puntiamo maggiormente sugli autoctoni. Gli internazionali sono serviti alla
viticultura valdostana per farsi conoscere nel mondo. Adesso la gente è curiosa
per cui cerca molto gli autoctoni ed è quello che ci contraddistingue da tutti
gli altri. Uno Chardonnay per buono che sa sarà sempre uno Chardonnay, mentre
gli autoctoni ce li abbiamo soltanto noi e nessuno può copiarceli.
Quanto export?
Io faccio ancora poco. Sono sul 10%.
Il mercato principale per tutti resta sempre la Valle d’Aosta. Siamo fortunatamente
una regione turistica e il legame Turismo-Agricoltura è fondamentale.
Soprattutto con agli autoctoni…
Certamente e poi adesso il mercato
italiano ha una bella curiosità intorno ai nostri vini. Ci cerca anche abbastanza.
Anche al Vinitaly c’era chi cercava i nostri vini in quanto siamo ancora la novità
sul mercato vitivinicolo italiano. Chi vuole proporre qualcosa di nuovo e di
diverso cerca la Valle ‘Aosta.
Lei è presidente della Vival, un
osservatorio importante. Qual è lo stato di salute del vino in Valle d’Aosta?
Buono. E’ forse uno dei settori
migliori per l’agricoltura valdostana anche perché abbiamo un mercato che ci
sostiene. Siamo stati forse i primi a capire che per vincere le sfide sul
mercato bisognava fare qualità.
All’interno del settore c’è anche
molta sinergia…
Di fronte al momento di crisi abbiamo
avvertito la necessità di essere tutti uniti. Fino all’anno scorso produttori
privati e cooperative viaggiavano separati ora ci siamo tutti riuniti sotto l’associazione
che io attualmente presiedo con lo scopo sia di promuovere il prodotto Valle d’Aosta,
ma soprattutto di confrontarci sulle varie problematiche e avere una voce
unitaria per relazionarci con il sistema politico e l’amministrazione pubblica.
Qualche iniziativa da segnalare come
associazione?
La più prossima è Cantine aperte, il
25 maggio, organizzata in Valle d’Aosta dal Movimento Turismo del Vino che in Valle
fa sempre parte della Vival. E’ un’iniziativa nazionale durante la quale
apriamo le cantine ai turisti e alle persone che vogliono vedere dove si fa il
vino, assaggiare i nostri prodotti e conoscerci. Abbiamo in corso anche diversi
contatti con le varie pro loco per organizzare le manifestazioni estive. Faremo
qualcosa anche in giro per l’Italia con l’Assessorato all’Agricoltura e la
Presidenza del Consiglio regionale. Andremo a Spoleto alla manifestazioni i “Vini
del mondo” e a Trento per quella dei “Vini di montagna”. Faremo una
presentazione non soltanto dei vini ma pure degli altri prodotti Dop della
Valle. Realizzeremo dei laboratori del gusto dove abbineremo salumi e vini e
formaggi e vini.
Una novità da annunciare in esclusiva
a ImpresaVda
Alla produzione vitivinicola sto
pensando di aggiungere un’attività di agriturismo. La cantina è stata
realizzata a partire da una vecchia stalla e nella parte del fienile sto
facendo delle camere. Se fare un ristorante o meno ci sto ancora pensando di
sicuro allargheremo il nostro campo di azione all’attività ricettiva. Il
connubio agricoltura-turismo è, a mio
avviso, vincente. Inoltre la cantina si trova proprio davanti al castello di
Saint-Pierre e quando si aprono le finestre al mattino si può godere di uno
scenario molto bello.
L’enoturismo è dunque un fenomeno di
interesse…
C’è gente che chiede di venire a visitare
la cantina, di degustare e fortunatamente acquista. Sia italiani che stranieri,
soprattutto quelli provenienti dal Nord Europa.
Un sogno imprenditoriale da
realizzare…
Il mio sogno da Presidente è quello
di far collaborare tutti i produttori, non solo quelli vitivinicoli. Siamo
piccoli e dobbiamo essere uniti per affrontare insieme le sfide che il mercato
ci lancia. Se agiremo insieme saremo imbattibili.
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