La solennità di Tutti i Santi è nata in luoghi diversi e in modi diversi in Oriente come in Occidente. In Oriente questa festa compare nel IV° secolo come occasione per fare memoria di tutti i martiri e si celebrava in date diverse, ma normalmente vicino alla festa di Pasqua: il 13 maggio ad Edessa in Siria, il venerdì dopo Pasqua a Nicomedia (l’attuale Turchia) mentre a Costantinopoli si celebrava
la prima domenica dopo Pentecoste.
In Occidente troviamo l’attestazione di una festa di tutti i martiri celebrata a Roma già nel VII° secolo legata alla festa della dedicazione della Chiesa di Santa Maria dei Martiri installata nel Pantheon. Infatti, a motivo della dispersione di molte reliquie come conseguenza delle invasioni barbariche, papa Bonifacio IV (608-615) fece raccogliere in un solo luogo tutte le reliquie che si poterono ritrovare e le depose, appunto, nel Pantheon. Questo luogo fu trasformato in Chiesasantuario con la solenne dedicazione del 13 Maggio 609. A Roma si adottò la stessa data di Edessa!
Nell’VIII° secolo, una festa di Tutti i Santi o più semplicemente di Tutti i Martiri è attestata in Inghilterra nella data del 1° Novembre. Nell’833, l’imperatore Ludovico il Pio, figlio di Carlomagno, ne prescrisse la celebrazione in tutto l’Occidente. Così la data del 1° Novembre è stata scelta per soppiantare cristianamente la celebrazione di origine celtica che commemorava in questo giorno il ricordo degli antenati e l’inizio del nuovo anno.
La festa era accompagnata, come il nostro capodanno attuale, da intensi riti di rinascita con qualche
pratica un po’ eccessiva. Nel X° secolo, a Roma si adotta così la data del 1° Novembre per festeggiare tutti insieme i Santi della Chiesa e non più soltanto i Martiri, nonostante questi ultimi mantenessero una certa precedenza. A partire da questo momento, la solennità di Tutti i Santi diventa una grande festa preceduta da una giornata di digiuno e da una Veglia liturgica.
Una bellissima idea
Dopo secoli dobbiamo riconoscere che fu una bellissima idea quella di riunire in una sola festa il ricordo e la celebrazione di Tutti i Santi. È come se la Chiesa non si accontentasse di ricordare i santi nel loro giorno particolare, ma sentisse il desiderio di posare lo sguardo ammirato e grato sulla folla dei testimoni per essere confortata e incoraggiata nel suo cammino verso la Gerusalemme del cielo. Il fine di questa solennità non è quello di «ripescare» i santi meno conosciuti e meno venerati che non hanno diritto ad una propria festa o il cui culto si è spento o mai sufficientemente acceso.
Con questa celebrazione si vuole sottolineare come ogni esperienza personale di santità assume tutto il suo senso nella cornice del Popolo di Dio chiamato a diventare primizia e promessa della salvezza di tutta l’umanità.
La solennità di Tutti i Santi è prima di tutto e soprattutto una festa della Chiesa. Gli uomini e le donne
che veneriamo in questo radioso giorno di festa allietato dai colori autunnali non sono celebrati come
individui giustapposti l’uno all’altro di cui ciascuno potrebbe ignorare il «vicino di santità», ma come
membri gioiosi e viventi dell’unico Popolo di Dio.
Un unico Popolo chiamato ad essere, nella forza dello Spirito, il corpo di Cristo Signore. I santi hanno compiuto il loro cammino non per raggiungere un “successo di santità” individuale così da meritare gli onori degli altari, come si dice, ma per essere pietre vive e preziose dell’unico edificio spirituale che è la Chiesa quale sacramento universale di salvezza e di gioia per tutti.
A ciascuno di noi che celebriamo con devozione questa festa e che siamo personalmente chiamati alla santità viene ricordato la relatività di ogni esperienza di santità e la sua irrinunciabile complementarità.
Ogni santo infatti non ha potuto che ripresentare un tratto del volto di Cristo in modo tanto unico quanto parziale. Per questo il compimento di ogni personale cammino di santità non può darsi
come in un’avventura eroica e solitaria, ma nel mistero di una comunione immensa che ha bisogno della santità degli altri per raggiungere la propria pienezza di docilità alla grazia. Bisogna inoltre notare e sottolineare che la Chiesa che contempliamo nelle sue vesti più belle in questa solennità va intesa nel senso più largo che si possa immaginare.
Oltre ai santi «patentati» e a tutti gli eletti che hanno vissuto un’appartenenza visibile al corpo della comunità cristiana, la solennità di Tutti i Santi fa celebrare gli innumerevoli cammini di tanti uomini e donne che hanno vissuto nello stile delle beatitudini. La gioia è immensa!
Fratel Andrea Serafino, osb – Koinonia de la Visitation
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