Sarà un autunno non facile per il settore artigiano valdostano. Al momento le criticità sono ancora minime ma le associazioni di categoria si preparano ad un fine anno difficoltoso, nella speranza che nei primi mesi del 2010 la ripresa arrivi davvero.
I primi scricchiolii si manifestano nel lieve calo delle imprese artigiane registrate (4232 contro le 4237 del 2008), dato che potrebbe accentuarsi verso la fine dell’anno, e nel fatto che nove aziende, legate soprattutto all’indotto Cogne, accederanno alla Cassa integrazione in deroga. «Si tratta tuttavia di numeri piccoli - osserva il coordinatore del dipartimento politiche del Lavoro e della Formazione della Regione Roberto Vicquéry - anche perché nel protocollo sottoscritto con sindacati e associazioni di categoria abbiamo chiarito subito che volevamo aiutare soltanto chi ne aveva davvero bisogno. Di conseguenza i paletti per accedervi sono piuttosto alti». Un punto di vista compreso dalle associazioni di categoria anche se non sarà facile applicarlo. «Giustamente - osserva il direttore di Cna Cesare Grappein - la Regione esige che si dimostri, libri contabili alla mano, il calo di giro di affari rispetto ad un anno fa, ma per certe microaziende che lavorano soprattutto con i privati non sarà così semplice».
Aldo Zappaterra, direttore di Confartigianato, mette subito il dito della piaga. «Il lavoro c’è - osserva - ma gli artigiani faticano ad incassare e questo causa una crisi di liquidità gravissima su aziende così piccole per le quali l’unica valvola di sfogo è agire sull’occupazione e, quindi, c’è una spinta all’utilizzo per la prima volta dell’ammortizzatore sociale della cassa integrazione in deroga».
Marino Vicentini, presidente dell’Associazione artigiani, sottolinea come il rilancio del settore passi inevitabilmente attraverso il sostegno al comparto edile. In effetti anche l’ultima relazione socioeconomica curata dall’amministrazione regionale evidenzia come circa la metà delle imprese artigiane operino nel settore delle costruzioni, un 20% circa è attivo nell’industria in senso stretto, mentre la quota restante svolge un’attività nel terziario. «Devono però aumentare gli appalti dell’amministrazione regionale orientati verso l’edilizia pubblica - aggiunge Vicentini - piuttosto che quelli indirizzati al territorio. La prima tipologia di lavori coinvolge un maggior numero di imprese e di lavoratori e la loro azione di redistribuzione del reddito è sicuramente maggiore».
Ma anche se lo scenario non è brillantissimo c’è chi comunque non cessa di scommettere sul futuro. Entro la primavera 2010 un consorzio artigiano promosso da Cna decollerà definitivamente all’interno dell’espace Aosta (Potete anche leggere questo post scritto ad hoc sull'argomento). Diciotto gli artigiani coinvolti per un impegno di spesa complessivo pari a 7 milioni. Alcune aziende si trasferiranno nell’area già tra ottobre e novembre. Il presidente di Cna Giuseppe Censi sottolinea la bontà dell’azione in termini imprenditoriali. «L’essere riusciti a farci vendere la superficie dall’amministrazione regionale – commenta - ci permette di ricapitalizzare le nostre aziende e questo è un segno di solidità aziendale che può essere speso con le banche in un periodo in cui l’accesso al credito è tutt’altro che facile. Inoltre le imprese che hanno accettato la nostra sfida lo hanno fatto dimostrandoci in maniera concreta il loro interesse. Chi voleva partecipare al Consorzio doveva versare subito il 30% della somma non coperto dal contributo di Finaosta. Questo ci ha permesso da subito di comprendere chi credeva davvero in questa nostra iniziativa». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 6 settembre 2009)
Il crinale fra protesta e democrazia
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