24 gennaio 2011

Le Raccomandazioni dell'Europa alla Regione







Si è svolto lunedì 17 gennaio il Forum partenariale sul rapporto annuale di valutazione della politica regionale di sviluppo 2007/2013, al quale partecipano i rappresentanti della Giunta regionale e del partenariato istituzionale, economico e sociale, assistiti dal Nucleo di valutazione regionale-Nuval. 
Ti propongo il testo delle Raccomandazioni che l’Europa ha fatto all’amministrazione regionale. 
Qui se hai davvero tanta pazienza trovi il rapporto integrale


Raccomandazioni
Dal riscontro delle attuali performance della Politica regionale di sviluppo, emergono le seguenti raccomandazioni:
– in termini generali e trasversali, l’amministrazione regionale dovrebbe puntare ad accrescere la responsabilizzazione dei soggetti attivi sul territorio, pubblici e privati, nella gestione dei progetti. D’altro canto, a ciò deve corrispondere la volontà e capacità degli attori locali di proporsi ed esprimere progettualità, anche nella ricerca delle opportunità di finanziamento e di sviluppo e nella moltiplicazione delle reti di partenariato;

– occorre intervenire su alcune criticità specifiche e ricorrenti al fine di ridurre i tempi e le complessità burocratiche e procedurali (controlli, pagamenti ecc.) e, nel contempo, verificare l’opportunità di possibili modalità innovative nella preparazione, gestione e realizzazione dei progetti: ad esempio, contabilizzare i costi interni delle strutture amministrative; studiare forme differenti e più efficaci di premio contributivo (in special modo per lo sviluppo rurale), individuare standard sistematici per valutare le condizioni operative e la soglia minima di risorse necessarie per i diversi progetti, accrescere il ruolo dei privati all’interno dei partenariati;

– appare altresì indispensabile accompagnare l’attività dei GAL come volano dell’integrazione tra i diversi programmi e progetti al livello locale e favorire la ricerca di maggiori sinergie progettuali tra gli attori locali e tra Politica regionale di sviluppo e politiche regionali ordinarie;

– per quanto riguarda il campo d’azione relativo a ricerca, sviluppo e innovazione, occorre valutare l’opportunità di accrescere il peso specifico dell’investimento per sopperire ad alcune carenze di sistema e per rafforzare la capacità competitiva delle imprese in vista del dopo-crisi, rafforzando il coinvolgimento del sistema imprenditoriale nelle attività di innovazione e di sviluppo, promuovendone le azioni di partenariato con le università. In particolare, è necessario migliorare il capitale umano (università e centri d’eccellenza), anche per aumentare la produttività degli investimenti infrastrutturali, con l’obiettivo di portare la regione su un sentiero di crescita basato sull’economia della conoscenza;

– per quanto riguarda il campo d’azione relativo ad insediamenti, sviluppo locale e rurale, oltre a quanto sopra richiamato a proposito dell’attività dei GAL, occorre migliorare la qualità della concertazione e della convergenza di interessi degli attori coinvolti nelle azioni di sviluppo locale, anche sostenendo azioni per sviluppare l’approccio bottom-up;

– nel campo d’azione relativo ad ambiente, territorio e accessibilità, appare necessario puntare maggiormente su progetti di portata rilevante (strategici o cardine) e, più in particolare, presidiare il peso specifico degli interventi per la mobilità, anche a fronte dell’accresciuta esigenza di migliori condizioni di accessibilità e di più ampio coinvolgimento sui temi ambientali. Per fronteggiare il temuto cambiamento climatico (cfr. 5° Rapporto di coesione), che potrebbe avere effetti negativi nelle aree di montagna, come la Valle d’Aosta, il cui territorio è presidiato dall’agricoltura e valorizzato dal turismo invernale ed estivo, sarebbe opportuno avviare tempestivamente a livello istituzionale le riflessioni necessarie a formulare la relativa strategia regionale di adattamento entro il 2012, come suggerito dal Libro bianco CE (COM) 2009/147;

– nel campo relativo a formazione, mercato del lavoro e inclusione sociale, occorre mantenere elevata l’attenzione agli interventi di sistema e alla riqualificazione del capitale umano (con particolare riguardo per le fasce più deboli sul mercato del lavoro e il tessuto imprenditoriale locale). Anche al fine di sostenere il dopo-crisi attraverso azioni rivolte al medio periodo, occorre altresì migliorare il coordinamento e l’integrazione tra istruzione e formazione e tra politiche del lavoro e della formazione con interventi di sostegno allo sviluppo locale. Rispetto ai vincoli posti dal territorio regionale, può infine essere utile esaminare la possibilità di implementare servizi appoggiati su sedi o modalità decentrate (ad esempio, formazione a distanza).

Riconosciuta nel complesso l’importanza delle azioni attivate per il coordinamento e la regia unitaria, è evidente che taluni aspetti inerenti il loro funzionamento e le modalità per la loro comunicazione all’esterno vadano potenziati per migliorarne l’efficacia. In particolare, le interviste agli attuatori e ai testimoni privilegiati hanno fatto emergere la necessità di:

– rafforzare le azioni di informazione, comunicazione, animazione territoriale e assistenza. In particolare, va migliorata la conoscenza del sistema di monitoraggio integrato, meno noto al di fuori dei soggetti direttamente coinvolti nella gestione dei programmi, che la sua fruibilità dall’esterno. E’ inoltre importante continuare nella realizzazione delle azioni di informazione e comunicazione unitaria, senza sottovalutare l’importanza di rendere note le specificità di ciascun Programma;

– utilizzare gli strumenti di coordinamento e a supporto della regia unitaria, per garantire una maggiore integrazione tra le azioni finanziate da fondi differenti e per rafforzare il coordinamento tra progetti nella fase di redazione dei bandi, soprattutto se inerenti a temi trasversali a più ambiti di programmazione.

Dalla valutazione dell’attuazione della Politica regionale di sviluppo in ottica di genere emerge:

– la necessità di sensibilizzare gli attuatori affinché prestino maggiore attenzione agli aspetti di genere nell’attuazione degli interventi, soprattutto considerandone i potenziali effetti indiretti sulle pari opportunità di genere. Anche interventi a carattere infrastrutturale possono avere, infatti, effetti diversi su uomini e donne e, pertanto, sia nella progettazione, sia nell’attuazione delle opere, è necessario considerare i bisogni e gli impatti di genere di tali interventi. Inoltre, gli interventi infrastrutturali possono dare una risposta ai problemi di conciliazione/assistenza delle famiglie. Ad esempio, sarebbe opportuno prevedere, nell’ambito della costruzione/ripristino di macrostrutture, la creazione di servizi di cura o per la collettività;

– la possibilità di favorire la creazione di imprese femminili nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico, per la gestione dei servizi connessi e l’accesso delle donne al lavoro e con riferimento ai servizi di accoglienza turistica. Sarebbe, quindi, auspicabile un’integrazione fra tali interventi e la previsione di incentivi per la realizzazione di attività di lavoro autonomo femminile in questi ambiti;

– la necessità di facilitare la partecipazione femminile, di considerare sempre le diverse esigenze nell’attivazione di servizi e/o contributi alle persone (come le attività formative o di orientamento e consulenza, oppure l’erogazione di voucher) e di monitorare il tasso di utilizzo o copertura per genere.

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