Appare intenzionato a reggere il fortino delle partecipate della Regione Valle d’Aosta: 49 aziende (15 direttamente partecipate dalla Regione e 34 attraverso la finanziaria regionale Finoasta attualmente guidata da Giuseppe Cilea) operanti nei più svariati settori da quello dell’energia, agli impianti a fune fino al gioco d’azzardo. Il primo match è avvenuto a partire dalla legge finanziaria del 2008.
Il provvedimento legislativo all’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, stabilisce che, al fine di tutelare la concorrenza ed il mercato, che le amministrazioni «non possano costituire società aventi per oggetto l’attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società».
La ricognizione ha riguardato ben sedici società fra le quali Sitrasb dove la Regione detiene il 63,5% del capitale sociale, Sav (28,72%). Società italiana per il Traforo del Monte Bianco (10,63%), Rav (52,03%), Inva (75%), Casinoò de la Vallée (99%) e ovviamente Finaosta (100%) e ha sentenziato che per tutte sussistono i presupposti previsti dalla legge per il mantenimento delle partecipazioni detenute, «avendo – si legge nella delibera 2682 dell’8 ottobre di quest’anno - verificato che ognuna delle società direttamente partecipate ha per oggetto attività di produzione di servizi di interesse generale e di servizi strettamente necessari al perseguimento delle attività istituzionali dell’amministrazione regionale».
Più complesso il secondo fronte divenuto anche oggetto di dibattito in Consiglio regionale e che ormai si appresta a prendere la strada della Corte Costituzionale. E’ stato il consigliere di minoranza Robert Louvin (Alpe) a presentare un’interpellanza al Presidente della Giunta ricordando come l’articolo 6 della manovra approvata dal Parlamento vieti alle società pubbliche di effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito, né di rilasciare garanzie a favore delle società partecipate non quotate che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio ovvero che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali. «Questa forma di intervento – ha detto Louvin - è stata assai frequente da parte dell'Amministrazione regionale, in particolare nel settore del trasporto a fune, per il tramite soprattutto della società Finaosta». Nella risposta, il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, ha sottolineato che «l'ammontare degli interventi dell'Amministrazione regionale o per il tramite della Finaosta nel corso di questi cinque anni è di poco oltre i 40 milioni. Non vi sono poi stati interventi per trasferimenti straordinari, aperture di credito o rilascio di garanzie».
Rollandin ha poi focalizzato l’attenzione sulle società che potrebbero essere oggetto del provvedimento. Sono nove le partecipate del settore dei trasporti a fune infatti che hanno registrato una perdita d'esercizio per tre esercizi consecutivi: Cervino Spa; Chamois Impianti Spa; Ciri Spa Courmayeur Impianti di Risalita Spa; D.T. Valgrisenche Spa Développement Valgrisenche Spa; Funivie Gran Paradiso Spa; Grand Saint Bernard Spa; Monterosa Spa; SITIB Spa, Società Incremento Turistico Invernale Brusson; Sagit Spa, Società per Azioni Gressoney per l'Incremento Turistico. Perdite che, comunque, deriverebbero anche da interventi per investimenti.
Il Governo regionale ha però adottato una deliberazione con la quale ha deciso di proporre ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale in quanto questa disposizione, pur qualificata come principio di coordinamento della finanza pubblica non applicabile in via diretta alle Regioni, «costituisce in realtà una disposizione dettagliata auto applicativa, che esclude di fatto ogni spazio di adeguamento e comprime illegittimamente l'autonomia legislativa, finanziaria e organizzativa della Regione». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 27 ottobre 2010)