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Piero e Laura Ballauri |
Questa settimana abbiamo intervistato Piero e Laura Ballauri
dell’azienda agrituristica Les Ecureuils di Saint-Pierre.
Partiamo dal dato più interessante ben tre generazioni
in azienda…
Piero: Siamo partiti ormai trent’anni fa con i miei
genitori, mia moglie e il sottoscritto. Pian piano le due figlie, Laura Chiara,
hanno dato il loro contributo con il
lavoro estivo, nel periodo delle vacanze. Adesso Laura sta finendo gli studi e
sta iniziando ad entrare in azienda con più continuità…
Come è questo primi approccio?
Laura: Essendo partita da studi completamente diversi, sto
terminando il Dams a Torino, devo un po’ adattarmi però mi piace molto quello
che mi appresto a fare.
Come siete
strutturati in azienda?
Piero: Siamo quattro persone che lavorano assieme, ma ognuna
ha i suoi compiti ben precisi. Siamo divisi in due settori. Quella turistica e
quella agricola. Quella turistica, cioè ristoro e mezza pensione, è gestita
principalmente dai miei genitori. Io e mia moglie ci occupiamo più di quella agricola,
cioè produzione di formaggi di capra e tutto quello che serve per la cucina
dell’agriturismo e la vendita all’esterno. Ovviamente ci aiutiamo. Nel piccolo
ognuno ha il suo ramo di azienda.
E’ una forzatura dire che in una realtà montana
un’impresa che punta soltanto sulla zootecnia ormai non riesce più a trovare un
equilibrio economico? La diversificazione è veramente così importante?
Piero: Noi siamo partiti già diversificati in quanto abbiamo messo
assieme ciò che ciascuno sapeva fare. Io sono l’unico ad aver fatto degli studi
in campo agricolo. I miei genitori invece, mia madre ragioniera e mio padre
geometra, avevano già gestito un bar-ristorante ad Aosta. E devo dire che è
stata un po’ la nostra forza.
Quali sono i principali problemi legati alla conduzione
di un’azienda agricola?
Piero: Indubbiamente gli aspetti burocratici sono un problema. E’ la parte
dell’attività più noiosa che e ti toglie un po’ il piacere del lavoro. Inizia a
pesare in quanto porta via parecchio tempo.
Laura: Il fatto di non avere un lavoro fisso e sicuro tutti
i giorni però questo può anche essere uno stimolo ad inventare ogni giorno
qualcosa di nuovo per far crescere l’azienda.
Recentemente siete stati in Giappone come espressione
del turismo nazionale una bella responsabilità. Come è stata l’esperienza?
Piero: Sono stati invitati i miei genitori da una rivista
giapponese che si chiama «Italia zuki» che significa “Io amo l’Italia”, rivista
che si occupa di cucina e tradizioni italiane. Ogni anno fanno una
manifestazione in cui invitano una realtà del Nord, una del Centro e una del
Sud. Per il Nord c’eravamo noi. Per il Centro le Marche e per il Sud la
Calabria. Prima dell’arrivo dei genitori la rivista ha pubblicato delle ricette
sulla loro rivista e poi al loro arrivo hanno cucinato dei menu prefissati in
varie occasioni. Prima in una serie di ristoranti per 20-30 persone e poi per
un evento più grande con centinaia di persone, ovviamente supportati da dei
cuochi giapponesi che hanno imparato a preparare le nostre ricette
tradizionali.
Oltretutto era la prima volta che veniva coinvolto un
agriturismo?
Piero: E’ vero. Di solito venivano invitati ristoranti e, comunque,
realtà più grandi della nostra. E’ stata una bella soddisfazione.
Come è cambiata la clientela delle strutture
agrituristiche? Più stranieri o più italiani?
Piero: Si sono accorciati i periodi di soggiorno,
soprattutto degli italiani. Nell’ultimo anno in cui la crisi si è fatta più
sentire ha retto meglio la clientela straniera. Le presenze degli italiani sono
crollate.
Con quali mezzi promuovete la vostra attività? Quali
danno i risultati migliori?
Laura: I Social Network sicuramente sono quelli che ci
permettono di arrivare a più persone con l’uso di fotografie o piccole storie
che postiamo tutti i giorni. Attualmente siamo presenti su Facebook e Twitter
e, recentemente, stiamo cercando di muoverci verso Istagram per far vedere l’azienda,
i piatti che proponiamo, i dolci, tutto quello che facciamo quotidianamente.
Per noi è un modo per aprirci ad una clientela internazionale.
L’agroalimentare in Valle d’Aosta è sempre più un
volano per il turismo?
Piero: C’è stata un’evoluzione. I turisti apprezzano i
prodotti locali, la cucina locale. Si interessano alle produzioni. Vogliono
visitare i locali di produzione. Ad esempio nel nostro caso il laboratorio del
formaggio e desiderano anche fare delle domande a mia moglie che li realizza. C’è
anche gente che ha assaggiato i nostri prodotti in altri alberghi e allora
vengono da noi in azienda per conoscere realmente chi li produce. Non penso sia
moda in quanto è un interesse cresciuto lentamente e che si è consolidato sia
da parte degli italiani che degli stranieri.
Una novità da annunciare a livello imprenditoriale?
Piero: Noi in questi trent’anni ci siamo sempre continuamente
adattati alle novità. Dal modo di contattare la clientela alla
commercializzazione. Potremmo dire che noi applichiamo l’innovazione continua.
Un sogno
imprenditoriale da realizzare
Piero: Il mio sogno è quello di proseguire a portare avanti
l’azienda continuando a rinnovarsi e constatando la quotidiana soddisfazione
dei clienti, il segno migliore che stiamo lavorando bene. Vorrei soprattutto
riuscire ad avere idee nuove questo è il mio sogno.
Laura: Riuscire ad entrare in azienda con un ruolo un po’
più importante e a dare il mio contributo.