L’ultima stagione estiva, in attesa dei numeri ufficiali, secondo gli operatori farà quasi sicuramente segnare un risultato negativo destinato a ricadute pesanti sul tessuto imprenditoriale valdostano. A lanciare l’allarme è Piero Roullet, titolare del Bellevue di Cogne, che non nasconde una certa preoccupazione per il futuro del turismo nella nostra regione.
«Le pessime previsioni fatte ad inizio di stagione, cioè al mese di giugno e luglio si sono avverate. E sono molto più gravi di quanto osavamo pensare». Ma la preoccupazione di Roullet non è soltanto legata al calo di presenze che è stato comunque consistente. «In Valle d’Aosta – aggiunge l’albergatore - si ipotizza un dieci per cento in meno di presenze. Per fortuna a Cogne
c’è stato un calo, ma non così pesante, anche se questo inevitabilmente significa che in qualche altra località si è sfondato il 10%. E che, quest’autunno, quando sarà il momento di fare i conti e pagare le tasse qualcuno sarà costretto a restituire la licenza al Comune».
«Le pessime previsioni fatte ad inizio di stagione, cioè al mese di giugno e luglio si sono avverate. E sono molto più gravi di quanto osavamo pensare». Ma la preoccupazione di Roullet non è soltanto legata al calo di presenze che è stato comunque consistente. «In Valle d’Aosta – aggiunge l’albergatore - si ipotizza un dieci per cento in meno di presenze. Per fortuna a Cogne
c’è stato un calo, ma non così pesante, anche se questo inevitabilmente significa che in qualche altra località si è sfondato il 10%. E che, quest’autunno, quando sarà il momento di fare i conti e pagare le tasse qualcuno sarà costretto a restituire la licenza al Comune».
I timori di Roullet nascono da un piccolo biglietto sul quale sono riportati gli aumenti, definiti vertiginosi, dei costi aziendali nell’ultimo triennio. «Ho preso come riferimento un mese preciso, quello di agosto – precisa – e quei prodotti per i quali il rifornitore non è cambiato. A parità di scenario il pane è aumentato del 13,51%, il latte del 17,77%, l’acqua minerale San Pellegrino dell’11,36%, la pasta del 40,66%, il parmigiano reggiano del 9,17%, le patate quarantine 18%, il gasolio 32,58%, il gas 11,54%, il costo del personale 23,77%». «Ciò significa – aggiunge l’albergatore - che in due anni noi ci troviamo di fronte ad un aumento medio del 20% ed abbiamo le tariffe praticamente ferme. Per poterci salvare, probabilmente abbiamo due strade: o aumentare le tariffe o ridurre i costi e cioè ridurre la qualità. Inutile dire che la prima soluzione ci è stata sconsigliata, senza contare che noi comunque le tariffe della nuova stagione le abbiamo fatte già a febbraio».
Roullet teme però di più il rischio di un calo della qualità dell’offerta regionale e non solo. «Lo si sente nell’aria. Lo si vede. Ad esempio ci sono ristoranti di qualità che se ne vanno o comunque non ne nascono di nuovi. I servizi negli alberghi si riducono. Il personale è sempre meno qualificato. E se questa situazione si prolungherà non potrà che portare ad un ulteriore calo di tutto il mondo del turismo, ma se questo va indietro, va indietro anche l’artigianato, l’agricoltura, tutto quel mondo che vive del turismo».
Roullet intravvede per la prossima stagione la necessità di una svolta. «Nel promuovere la Valle d’Aosta – aggiunge - bisognerà avere il coraggio di dire alla nostra clientela che il nostro è un servizio di qualità e quindi che non si spaventino se siamo costretti a ritoccare le nostre tariffe. Del resto se le tariffe sono sotto i costi si arriva per forza al fallimento. Le imprese alberghiere non hanno la possibilità di far ricapitalizzare le nostre imprese dall’ente pubblico. E sarei curioso di meglio conoscere i conti di realtà dove è la Regione a fare l’albergatore».
Anche sul fare promozione Roullet ritiene che sia necessaria una attenta riflessione. «Il problema dei costi non è soltanto nostro, tuttavia ci sono alcuni aspetti che in qualche maniera ci infastidiscono. Ad esempio il fatto che Courmayeur e Cervinia siano in certi momenti vuote mentre Chamonix e Zermatt sono strapiene. E badate bene non è una questione di prezzi. Credo che la variabile fondamentale sia la capacità di accogliere, di stimolare il cliente a venire in quel luogo. Forse anche la capacità di offrire quanto il cliente vuole. Imprenditori e politici devono interrogarsi, confrontarsi sull’attuale scenario. Io ho però l’impressione che nessuno abbia molta voglia di farlo. Se si aspetta ancora un po’ potrebbe essere troppo tardi. Il caso Alitalia insegna». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 25 settembre 2008)